L’allenatore dell’Atalanta nel postmatch dopo il 5-0 al Bologna ha parlato nuovamente della Superlega. Con il progetto avviato definitivamente, i successi della sua Dea sarebbero stati inutili, dal suo punto di vista. Ecco alcune delle sue parole riportate da “La Repubblica”:

“Dal primo anno perdiamo pezzi, quando arrivano le squadre importanti offrono tanti soldi. Il primo anno offrivano anche sette-otto volte quello che prendevano i miei. Nel tempo anche noi abbiamo cambiato qualcosa, alla fine il bilancio per i Percassi è legge, non si può uscire da una determinata situazione. Per noi spendere 50 milioni è impossibile. Se fosse partita la Superlega queste partite sarebbero state inutili, e tutto per salvare 12 società. Per cosa avremmo giocato? La Coppa Italia a cosa sarebbe servita?”.

Inoltre, ha sottolineato anche l’importanza del fatto che il calcio è uno sport per i tifosi che si divertono a giocarlo e a seguirlo: “Il calcio è uno sport seguito in tutto il mondo, la speranza è sempre che il piccolo possa competere con il grande, poi se dobbiamo sempre andare in bicicletta e gli altri in Ferrari va bene. Tutto è migliorabile, ma bisogna farlo in base alle possibilità. Le nostre sono aumentate, abbiamo modo di dare contratti leggermente più alti e spendere un po’ di più, senza però mettere a rischio il calcio. Per fortuna c’è sempre la gente che capisce tutto benissimo e i calciatori stessi, oltre agli allenatori. Pensate cosa sarebbe successo a Firenze oggi se si fosse giocato con il pubblico. Se ci avessero invitato, avrei chiesto alla società di rifiutare. Lunedì scorso pensavo che tutto fosse finito”.

Il rinnovo di Zlatan Ibrahimovic con il Milan è stata una questione di poche ore. Lo svedese ha confermato di sentirsi bene a Milano vestendo la casacca rossonera. Resta però la domanda: fino a quando potrà giocare, visto che ad Ottobre compie 40 anni? Almeno fino al termine della stagione 2021/22, Ibra sarà un giocatore del Diavolo. Ecco alcune delle sue parole dopo aver firmato il contratto:

“Ho dimostrato che l’età non importa: è con la testa che si fa la differenza. Sono molto felice, aspettavo questo giorno da tanto tempo”, dice. “Penso che siano contenti anche i tifosi anche se qualcuno aveva dubbi prima che tornassi vista la mia età. Adesso un altro anno assieme che è quello che conta perché, come ho sempre detto, questa è casa mia. Club, compagni, mister e tifosi: tutti mi fanno sentire molto bene. Se posso restare tutta la vita, io resto”, sottolinea ribadendo l’amore per i colori rossoneri“- l’amore per i colori rossoneri è indiscutibile.

In più, ha sottolineato che i rapporti con Stefano Pioli sono ottimi: “All’inizio non conosci le persone, ma sin dal primo giorno è stato molto facile trovarsi. La scorsa stagione prima di ogni partita mi diceva ‘Ibra, fai il bravo’ e io facevo il cattivo, alla partita successiva ‘Ibra, fai il cattivo’ e lui faceva il bravo, però comandava lui quando voleva. Facevamo questi giochi. Pioli ha la mentalità giusta, ogni giorno ha questa energia che trasmette a tutti, vuole il massimo dalla squadra. Mi chiama al mattino e mi chiede: ‘Dove sei, io sto già lavorando’. Mi sfida così. Quando ti senti bene e stai bene vuoi giocare il più possibile, ma Pioli mi vuole proteggere e preservarmi in vista della prossima partita. Non so se è un mio problema, ma la mia mentalità di essere lì fino alla fine, di dare il massimo perché se do il massimo so che i miei colleghi faranno uguale: con l’adrenalina che hai non sei mai soddisfatto fino alla fine”.

Il 2021 del Milan di certo non è stata l’annata migliore, ma se c’è uno motivato e pronto a lottare fino all’ultimo istante in rosa, è Ibrahimovic: “Non è ancora finito nulla, niente è impossibile, ognuno ha i suoi obiettivi. Il mio obiettivo è vincere, se non vinco c’è delusione”.

Zlatan Ibrahimovic ha prolungato il suo contratto con il Milan fino al 2022. Lo svedese vestirà per un altro anno la maglia rossonera, guadagnando ben 7 milioni di euro bonus compresi. La trattativa con Ibrahimovic si è rivelata molto facile rispetto a quelle con Gianluigi Donnarumma e Hakan Calhanoglu, entrambi in scadenza.

A riferirlo è la società rossonera tramite un comunicato ufficiale, sottolineando che “è la squadra italiana con cui Zlatan ha collezionato il maggior numero di presenze e, dopo le 84 reti realizzate nelle 130 partite giocate nella sua carriera milanista, il campione svedese vestirà la maglia rossonera anche la prossima stagione”.

“Sono molto felice, aspettavo questo giorno. Il Milan è casa mia, sono felice e sto bene. Sono contento di come mi fanno sentire in questo club, dal mister ai tifosi che mi mancano tanto. Se posso restare per tutta la vita, io resto”. Queste le prime parole di Zlatan Ibrahimovic “Lavorare con mister Pioli è stato molto facile, ha la giusta mentalità. Ogni giorno ha questa energia, trasforma la squadra, vuole il massimo da tutti”, aggiunge il 39enne svedese ai microfoni di Milan Tv.

È stata una storia d’amore molto corta, quella della Superlega e la maggioranza dei presunti partecipanti inglesi e spagnoli. Ora si sono esposte anche le squadre italiane, ovvero Inter, Milan e Juventus. Si temevano delle sanzioni, ma ora, il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ne ha parlato con più dettaglio, come riferito da “La Repubblica”: “Non ho in programma incontri con i vertici dei tre club. Lunedì c’è il consiglio federale, non ci sono forme di processi, condanne o vendette trasversali” ha spiegato. “Noi abbiamo difeso strenuamente i confini dei valori e delle regole del mondo del calcio e pare che tutto sia tornato alla normalità ma è un alert che deve farci riflettere sul fatto che qualcosa non funziona. Sanzioni? No, assolutamente non si può sanzionare un’idea che non si è concretizzata”.

Anche dall’estero arrivano delle voci da persone che conoscono molto bene il calcio italiano. Una è Zbigniew Boniek, ex calciatore di Roma e Juventus e attuale presidente della Federcalcio polacca (PZPN). Fin da subito, Boniek non è stato soddisfatto del progetto in generale: “Andremo avanti il calcio ha bisogno di cambiare e di rinnovarsi, non ci sono dubbi. Però, la Superlega non aveva proprio ragione di esistere. Ma che progetto era? Le squadre già giocano in una competizione di alto livello, quelle squadre in particolare, c’è la Champions League che ora sarà anche cambiata. In Champions si accede per meriti sportivi e i soldi vengono divisi fra tutte le squadre partecipanti. Invece con la Superlega, il denaro restava in quell’ambito e al posto dei meriti sportivi si entrava per quelli di business. Inconcepibile. E il bello del calcio dov’è?”.

Tramonta nella notte il sogno dei presidenti di alcuni club calcistici di far nascere (e soprattutto stabilire) la Superlega. Ieri sera, le squadre inglesi che dovevano partecipare, hanno deciso di abbandonarla. Le scuse nei confronti dei tifosi sono arrivate solamente da parte dell’Arsenal. Ai microfoni della Reuters, il presidente della Juventus e della ECA, Andrea Agnelli, ha rilasciato le seguenti parole:

“Voglio essere franco ed onesto, non penso che il progetto possa continuare con 5 o 6 squadre – ha spiegato il vicepresidente della Superlega -. Non parlerei tanto di dove è andato quel progetto, piuttosto del fatto che resto convinto della sua bellezza”. Il presidente della Juventus si è detto convinto “del valore che si sarebbe sviluppato a piramide, della creazione della più bella competizione al mondo”, per poi lasciare spazio a considerazioni sulla fine del progetto: “Evidentemente non sarà così, voglio dire che non credo che il progetto possa andare ancora avanti”.

Dalla Spagna arriva invece la conferma dell’Atletico Madrid di aver salutato ugualmente il nuovo progetto: “Il Consiglio d’amministrazione dell’Atletico Madrid, riunitosi questo mercoledì mattina, ha deciso di comunicare alla Superlega e al resto dei club fondatori la propria decisione di non ufficializzare definitivamente la propria adesione al progetto. L’Atletico Madrid, ha deciso lunedì scorso di aderire a questo progetto in risposta a circostanze che oggi non esistono più. Per il club è essenziale l’armonia tra tutti i gruppi che compongono la famiglia biancorossa, soprattutto i nostri tifosi. La rosa della prima squadra e il suo allenatore hanno mostrato la loro soddisfazione per la decisione del club, consapevoli che i meriti sportivi devono prevalere su ogni altro criterio”.

Dal punto di vista di John W. Henry, patron americano del Liverpool, sono i tifosi che sono stati trattati più ingiustamente, come ha spiegato a traverso un videomessaggio. Insomma, da qualsiasi parte le proteste sono state visibili e anche giustificate. Dall’Italia si espone l’Inter tramite un comunicato ufficiale: “Il progetto della Superlega allo stato attuale non è più ritenuto di nostro interesse” avevano spiegato fonti nerazzurre all’Ansa già alla fine della riunione d’urgenza dei 12 club fondatori del progetto.

Il Liverpool allenato da Jürgen Klopp è una delle 12 squadre che vuole partecipare alla nuova Superlega che è nata ieri notte. Ora, il tecnico tedesco ha parlato della decisione da parte del club, annunciando un possibile ritiro. Il progetto non gli è piaciuto per niente, come a tutti tifosi del calcio europeo. I sostenitori del suo Liverpool, infatti, hanno deciso di protestare direttamente davanti allo stadio del Leeds United che i Reds avevano affrontato ieri. Maglie bruciate, cartelli di protesta e cori contro la dirigenza. Klopp addirittura si è dimostrato comprensivo, da una parte. D’altro canto, le reazioni, dal suo punto di vista, sono state esagerate.

“La squadra non c’entra nulla e la stessa cosa vale anche per me. Ma la gente ci tratta così. È la dirigenza che ha deciso, non noi. È una parte del club, ma questa parte è più grande di tutti noi”, ha spiegato l’allenatore 53enne dopo l’1-1 ieri sera. “C’erano tifosi che ci sgridavano per strada, quando stavamo facendo una passeggiata in città”.

Klopp ha spiegato anche che non abbia l’intenzione di ritirarsi, nonostante il fatto che le decisioni non gli piacciano: “Mi sento responsabile per la squadra e per la relazione con i nostri tifosi. Sarà un tempo molto duro”.

Intervenuto a “El Chiringuito de Jugones”, Florentino Perez, presidente del Real Madrid e della nuova Superlega, ha risposto alle varie critiche (anche offensive, tra l’altro) nei suoi confronti. La reazione dei tifosi in tutta Europa è stata chiara: no al nuovo progetto. Così, il presidente dei Blancos ha cercato a spiegare i dettagli delle scelte fatte, considerandole positive, utili e necessarie. Ecco alcune delle sue parole:

“Non è un campionato per ricchi, è un campionato per salvare il calcio. Se dici che i ricchi saranno più ricchi e i poveri saranno più poveri e lo spieghi così… Domani partirà Laporta e andremo a spiegare questa competizione che vuole salvare il calcio e salvare le squadre più modeste, perché il calcio sparirà”. Le cose sono dunque in piena preparazione, spiega Perez che parla anche del cambio di format in Champions League: “Dicono che il nuovo formato entrerà nel 2024, ma noi nel 2024 siamo morti”.

In più, Perez si è permesso di attaccare il presidente della UEFA, Aleksander Ceferin: “Quello che il presidente Uefa non può fare è insultare, come ha fatto con Agnelli. Ceferin è impresentabile, la Uefa deve cambiare, non vogliamo un presidente che insulti, vogliamo trasparenza. Cambiamo tutti e cambiamo in meglio. Nell’Europa democratica questo, queste cose non si dicono, per il bene della società “.

Alle presunte minacce, invece, Perez ha risposto così: “La Uefa non è stata trasparente. I monopoli sono finiti e tutti diciamo che il calcio sta per essere rovinato. Ma figuratevi se ci cacciano dalla Champions League o dalla Liga. Non ci cacciano proprio da niente, niente. Il nostro gruppo, le dodici squadre della Super League rappresentano due miliardi di tifosi nel mondo, bisogna rispettare la gente. Quello che dobbiamo fare è mettere ordine nel calcio, non vogliamo confrontarci con nessuno. Ma ci sono persone che credono che queste istituzioni siano loro. E non sono loro”.

Il calcio ha contribuito a forgiare le personalità e gli interessi di intere generazioni per più di un secolo, fino a diventare un movimento inscindibile della cultura europea e mondiale, nonché lo sport più seguito, con una stima di 4 miliardi di tifosi in tutto il mondo. Una storia longeva che, senza contare i numerosi precursori come il calcio fiorentino, nasce a Sheffield con la fondazione del primo club professionistico nel 1857 e il calcio diviene presto il passatempo principale della working class inglese, grazie alla sua semplicità e al suo divertimento garantito. Nei tre decenni successivi, la sua diffusione a livello internazionale è inarrestabile e lo rende lo sport di massa per eccellenza. Tutta questa premessa storica è fondamentale per inquadrare l’essenza di una passione che ha coinvolto miliardi di persone in tutto il mondo e che oggi, nel 2021, rischia di morire sotto i colpi della finanza sfrenata. Il progetto, messo in piedi dai grandi club europei e ufficializzato la scorsa notte tra lo scalpore generale, consiste nella creazione di una competizione ristretta ai club fondatori (Milan, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham), con l’aggiunta di alcune squadre ammesse su invito degli stessi. Oltre alle tre italiane, sono proprio i sei maggiori club inglesi a scegliere di tradire una tradizione secolare, sviluppatasi nella loro stessa nazione, mentre Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Psg e Porto hanno rifiutato con decisione di entrare in questo gruppo elitario. Tutto ciò verrà finanziato da Jp Morgan, come annunciato da un portavoce della banca statunitense, e saranno messi a disposizione 3,5 miliardi da dividere tra le società fondatrici “per supportare i loro pani di investimento infrastrutturale e per fronteggiare l’impatto della pandemia”.

“Sono un tifoso del Manchester United da 40 anni ma sono disgustato, in particolare dalla mia squadra e dal Liverpool. Voglio dire, il Liverpool è il club del “You’ll Never Walk Alone”, il “Fans Club” o il “The People’s Club”, e poi il Manchester United, è stato creato da gente nata e cresciuta attorno a Old Trafford più di 100 anni fa; non è accettabile che vogliano entrare in un torneo senza competizione, dal quale non puoi essere retrocesso. Dobbiamo rivedere il potere calcistico di questo paese partendo dai club che dominano e comandano la Premier League, compreso il mio club. Quello che stiamo vedendo è semplice avarizia, nient’altro. I proprietari dello United e del Liverpool, ma anche del City e del Chelsea sono degli impostori; non hanno niente a che vedere con il calcio in Inghilterra. Questo paese ha più di 150 anni di storia calcisticamente parlando, e coloro che devono essere protetti sono i tifosi di questi club che per decadi hanno tifato e supportato la loro squadra in qualsiasi situazione.”.

– Gary Neville

Fifa, Uefa e tutti gli enti nazionali si sono schierati contro questo progetto e ora si è pronti per una guerra che non porterà alcun vantaggio al movimento. Sicuramente tutto ciò deriva da scelte discutibili come l’attuazione del fair play finanziario, quando bastava forse imporre un tetto salariale e qualche altra riforma più razionale per contenere i costi, ma la direzione intrapresa da Florentino Perez e company non può essere giustificata da alcuni errori di gestione, seppur gravi, degli ultimi dieci anni: è vero che le grandi società non riescano più a garantire stipendi altisonanti ai top player e agli allenatori senza andare in perdita, ma lo scopo di questa operazione consiste nell’implementare la loro potenza economica. Non si sta parlando più di squadre di calcio, ma di multinazionali quotate in borsa che diventano indipendenti, con il solo obiettivo di aumentare i guadagni. Questa è la strada in cui si era imbattuto il calcio moderno già da tanto, ma oggi 19 aprile 2021 siamo arrivati al punto di non ritorno, in cui ne esce sconfitta anche l’ultima parvenza di competizione sportiva che era rimasta. Al momento Fifa e Uefa minacciano l’esclusione da tutti i campionati, da tutte le coppe e anche dai Mondiali ed Europei per i giocatori che militano nelle squadre in questione, e forse la linea dura è davvero l’unico modo per preservare il mondo del calcio, poiché la partecipazione di una Juventus, di un Milan e di un Inter miliardari nel campionato di Serie A significherebbe provocare un divario incolmabile con chiunque altro, e le imprese di squadre minori come l’Atalanta di Percassi, il Parma di Tanzi o il Leicester in Inghilterra non sarebbero più possibili. Si preannuncia una scissione clamorosa, ma la speranza è che qualcuna di queste squadre ritratti la sua posizione, mentre ogni ente, ogni governo e gran parte dell’opinione pubblica non ha dubbi nel disdegnare questa soluzione a favore dei soliti potenti, anche perché il concetto di sport rischia di perdere la sua identità basata da sempre sulla sana competizione. Non è solo una questione economica ma etica: si deve evitare a tutti i costi che lo sport più popolare si tramuti in mero entertainment elitario.

Ai microfoni di “Reuters”,Sir Alex Ferguson ha detto la sua sulla nuova Superlega che ha preso ufficialmente vita questa notte. Così si è espresso l’ex tecnico e manager del Manchester United.

La SuperLega vuol dire rinnegare 70 anni di calcio europeo. Da allenatore dell’Aberdeen vincere la Coppa delle Coppe è stato come scalare il monte Everest. L’Everton ora sta spendendo 500 milioni di sterline per il nuovo stadio, con l’ambizione di giocare in Champions. I tifosi amano la competizione così com’è ora”.

Parole dette da un allenatore che è stato per 27 anni l’allenatore dei “Red Devils”, conoscendo molto bene il palcoscenico del calcio europeo. Considerare la nuova lega la “fine del calcio” (come spiegano tanti tifosi nelle loro proteste) non è dunque così sbagliato.

Pochi minuti dopo la mezzanotte arriva il comunicato ufficiale: “Dodici club europei di calcio annunciano congiuntamente un accordo per costituire una nuova competizione calcistica infrasettimanale, la Super League, governata dai Club Fondatori”. È una decisione considerata come la fine dello sport più popolare del mondo. I tifosi e il loro bene, come nella maggioranza dei casi, hanno poca importanza. Sarà una rivoluzione calcistica che il mondo non ha mai visto.

AC Milan, Arsenal FC, Atlético de Madrid, Chelsea FC, FC Barcelona, FC Internazionale Milano, Juventus FC, Liverpool FC, Manchester City, Manchester United, Real Madrid CF e Tottenham Hotspur hanno tutti aderito in qualità di Club Fondatori – si legge nel comunicato – È previsto che altri tre club aderiranno come Club Fondatori prima della stagione inaugurale, che dovrebbe iniziare non appena possibile.

In futuro i Club Fondatori auspicano l’avvio di consultazioni con UEFA e FIFA al fine di lavorare insieme cooperando per il raggiungimento dei migliori risultati possibili per la nuova Lega e per il calcio nel suo complesso. La creazione della Super League arriva in un momento in cui la pandemia globale ha accelerato l’instabilità dell’attuale modello economico del calcio europeo. Inoltre, già da diversi anni, i Club Fondatori si sono posti l’obiettivo di migliorare la qualità e l’intensità delle attuali competizioni europee nel corso di ogni stagione, e di creare un formato che consenta ai top club e ai loro giocatori di affrontarsi regolarmente”.

Inoltre, nel comunicato è stato anche sottolineato che “la pandemia ha evidenziato la necessità di una visione strategica e di un approccio sostenibile dal punto di vista commerciale per accrescere valore e sostegno a beneficio dell’intera piramide calcistica europea. In questi ultimi mesi ha avuto luogo un ampio dialogo con gli stakeholders del calcio riguardo al futuro formato delle competizioni europee. I Club Fondatori credono che le misure proposte a seguito di questi colloqui non rappresentino una soluzione per le questioni fondamentali, tra cui la necessità di offrire partite di migliore qualità e risorse finanziarie aggiuntive per l’intera piramide calcistica”, come riferito da “La Repubblica”.

È prevista una competizione con “20 club partecipanti di cui 15 Club Fondatori e un meccanismo di qualificazione per altre 5 squadre, che verranno selezionate ogni anno in base ai risultati conseguiti nella stagione precedente; partite infrasettimanali con tutti i club partecipanti che continuano a competere nei loro rispettivi campionati nazionali, preservando il tradizionale calendario di incontri a livello nazionale che rimarrà il cuore delle competizioni tra club”. Ci saranno partite infrasettimanali con i club che continueranno a competere nel proprio campionato nazionale, “preservando il tradizionale calendario di incontri a livello nazionale che rimarrà il cuore delle competizioni tra club”, scrive “La Repubblica”.

L’aspetto principale di certo non sono i tifosi: si tratta di crescite economiche e un supporto al calcio europeo a traverso di libertà finanziarie senza tetto massimo. Questi contributi di solidarietà saranno sostanzialmente più alti di quelli generati dall’attuale competizione europea e si prevede che superino i 10 miliardi di euro durante il corso del periodo iniziale di impegno dei club. “Inoltre, il torneo sarà costruito su una base finanziaria sostenibile con tutti i Club Fondatori che aderiscono ad un quadro di spesa. In cambio del loro impegno, i Club Fondatori riceveranno un contributo una tantum pari a 3,5 miliardi di euro a supporto dei loro piani d’investimento in infrastrutture e per bilanciare l’impatto della pandemia Covid-19“, spiega la “Gazzetta dello Sport”.

“Aiuteremo il calcio ad ogni livello e lo porteremo ad occupare il posto che a ragione gli spetta nel mondo. Il calcio è l’unico sport davvero globale con più di quattro miliardi di appassionati e la responsabilità di noi grandi club è di rispondere ai loro desideri”, spiega Florentino Perez, presidente del Real Madrid. Anche Andrea Agnelli, presidente della Juventus ha detto la sua sulla nuova competizione europea: “I 12 Club Fondatori hanno una fanbase che supera il miliardo di persone in tutto il mondo e un palmares di 99 trofei a livello continentale. In questo momento critico ci siamo riuniti per consentire la trasformazione della competizione europea, mettendo il gioco che amiamo su un percorso di sviluppo sostenibile a lungo termine, con un meccanismo di solidarietà fortemente aumentato, garantendo a tifosi e appassionati un programma di partite che sappia alimentare il loro desiderio di calcio e, al contempo, fornisca un esempio positivo e coinvolgente”.

Per le federazioni calcistiche e i presidenti delle squadre di certo è un sogno che finalmente si avvera, mentre per i tifosi è semplicemente un incubo. In più, tutto ciò è legato a vari rischi (non per i presidenti, ovviamente). Le squadre intenzionate a partecipare alla Superlega verrebbero subito esclusi da tutti i tornei, campionati nazionali inclusi. “Ai club interessati “sarà vietato di giocare in qualsiasi altra competizione a livello nazionale, europeo o mondiale e ai loro giocatori potrebbe essere negata la possibilità di rappresentare le loro squadre nazionali. Ringraziamo i club di altri paesi, in particolare i club francese e tedesco, che si sono rifiutati di sottoscriverlo. Esortiamo tutti gli amanti del calcio, dei tifosi e dei politici, a unirsi a noi nella lotta contro un progetto del genere, se dovesse essere annunciato. Questo persistente interesse personale di pochi va avanti da troppo tempo. Quando è troppo, è troppo”.

Il calcio ha tanti amanti nel mondo, circa 4 milliardi. Con la Superlega, in pratica, cambia tutto. Non sarà lo stesso sport di prima.