Il numero dieci della Juventus compie gli anni, mentre è impegnato con l’Argentina. Il rinnovo con il Club e le perplessità sulla maturità calcistica le due questioni da risolvere. Nel frattempo, tanti auguri Paulo!

RINNOVO E LEADERSHIP – Non sarebbe stato affatto male festeggiare la ricorrenza genetliaca con la firma sul prolungamento del contratto ma la ragione ufficiale degli impegni oltreoceano con l’Argentina ha impedito al calciatore di porre fine ad una telenovela iniziata mesi fa e che dovrebbe essere giunta ai titoli di coda. A voler pensar male, le gare con la Nazionale hanno fornito l’ennesimo pretesto per far slittare di qualche settimana l’appuntamento con la firma. E a frequenti rinvii abbiamo assistito finora, con tanti rumors e poco campo. Ma la Juventus ha puntato forte su Paulo Dybala e questo basta a scacciare dalla mente i cattivi pensieri: il numero dieci resterà a Torino per i prossimi cinque anni, come da tempo filtra dagli ambienti bianconeri. Il rinnovo sancirà l’all-in della società su un calciatore nel pieno della sua maturazione. Sarà però matura anche la sua leadership in campo? Stando alle ultime indicazioni del campo, la gara con lo Zenit sembrerebbe fornire risposta positiva al quesito. Dybala trascinò i suoi nel successo sui russi con una personalità tale da segnare un solco profondo tra lui e gli altri uomini della rosa. Una doppietta più tante giocate da fuoriclasse in una partita che lo vide assoluto mattatore. E qui, tornano i cattivi pensieri. Quante volte abbiamo potuto ammirare l’argentino nelle vesti di leader in stagione? Poche, per la verità. Con l’apice toccato nella già citata serata europea. Ci pensa Massimiliano Allegri a fugare i dubbi, rilanciando a pieno carico sull’impiego della Joya: ogni qual volta Dybala è stato a disposizione del tecnico, quest’ultimo lo ha schierato dal primo minuto o a gara in corso per complessive 11 presenze stagionali nelle quali sono arrivate anche 6 reti. L’attaccante della Juventus è anche tornato titolare in Nazionale dopo due anni nel match vinto 1-0 contro l’Uruguay. Di Dybala  l’assist per il gol di Di Maria. E puntuale, è occorso un nuovo infortunio che ha costretto l’attaccante ad abbandonare il campo all’intervallo a causa di un fastidio muscolare al soleo della gamba sinistra. La prestazione dello juventino non è stata esaltante. Unanimi le bocciature da parte della stampa argentina, sottolineando l’ennesima occasione sprecata dal giocatore con la Nazionale.

COME MICHEL? – Il ruolo da trascinatore che in Nazionale, vuoi anche per una concorrenza fin troppo proibitiva che risponde al nome di Leo Messi, non può ricoprire, alla Juventus diventa più praticabile per tanti motivi. Il primo è un generale apprezzamento delle doti della Joya in un ambiente che lo ha sempre coccolato e che mai gli ha fatto mancare il proprio appoggio. Quella di Dybala è una storia bianconera che dura da sette stagioni. A Torino hanno vissuto tutte le fasi della sua carriera finora. Da quando, giovane emergente la sua stella brillava in quel di Palermo, fino a quando partita dopo partita si guadagnava un posto da titolare nelle gerarchie di Allegri e poi di Sarri. Di contro, i numerosi problemi fisici degli ultimi anni e una certa difficoltà tattica nell’inquadrare il suo estro entro certi schemi, si sono rivelati essere un ostacolo talvolta troppo grande da superare lungo la strada della definitiva consacrazione a certi livelli. Ma la parabola dell’argentino non può e non deve però considerarsi discendente. Vent’otto anni compiuti lo collocano nel pieno della sua esperienza calcistica. I più grandi talenti della storia di questo sport hanno goduto della piena affermazione dopo aver tagliato tale traguardo. Per non muoversi troppo dalle latitudini della Mole, un certo Michel Platini alla medesima età vinse tutto: uno scudetto con classifica cannonieri, la Coppa delle Coppe e i Campionati Europei con la Francia (anche questi ultimi con tanto di titolo cannonieri). Platini era alla sua seconda annata a Torino, forse la sua migliore in carriera proprio dopo aver compiuto 28 anni. E’ l’età della responsabilità, il momento dell’ora o mai più. La svolta deve arrivare dal suo fisico e dalla sua mente. Non è più tempo di vivere di rendita. La fiducia è un sacco bucato che si non smette di svuotarsi. A Dybala il compito di alimentarlo.