Tutti ad inveire contro Erdogan.
Certamente, non è un galantuomo.
Ma non mi pare abbia mai ambito ad esser considerato tale.
È uomo che esercita il potere. Come del resto le donne e gli uomini che occupano gli scranni più alti delle nostre istituzioni, che in effetti non sempre si distinguono per eleganza e self-statement.
Il tema è, allora, perché egli possa permettersi di essere così offensivo verso chi rappresenta un vicino in teoria molto potente e comunque suo straordinario pagatore, oltre che involontaria stampella mediatica.
Può farlo perché l’Europa ha deciso di abdicare ai propri valori e piano piano anche alla propria dignità, per proteggere, ancora un giorno, la sua apparente comodità.
Che, peraltro, è niente di più che la geriatrica stasi di chi, accomodatosi da una sedie a rotelle, ha paura di doversi rialzare a correre, certo che in fondo gli manchi poco tempo, troppo poco per rischiare, e convinto che i problemi dei suoi figli, dei suoi nipoti, beh, in fondo, son problemi loro…
E quella comodità geriatrica è sempre stata lo strumento usato dai badanti prepotenti, che capiscono, sadicamente, che il bisogno e la paura di chi li paga possono diventare il massimo strumento di potere e, dunque, ciò che serve per invertire i rapporti di forza economica.
Mi augurerei che qualcuno reagisse. Ma chi?
Da noi, per esempio, siamo così presi dalla nostra stasi che non riusciamo neanche a liberarci degli sconfitti della storia, che, da Salvini, a Renzi, a Conte, a Letta, continuano a guidare gli scherani, perché troppa fatica costerebbe a costoro mettere in discussione i propri luoghi comuni mentali.