Come diceva Giovanbattista Vico sui corsi e ricorsi storici, la nostra politica è tutta un dejavu. Fino alla caduta del muro, la regola non scritta nella nostra Costituzione era che, indipendentemente dal risultato elettorale, il PCI era escluso a priori dalla compagine governativa. Adesso da 10 anni, come effetto di Mani Pulite e della clamorosa sconfitta del Berluska, la regola non scritta è che, indipendentemente dal risultato elettorale, il PD dirige la compagine governativa qualunque sia il suo peso elettorale. Fra un anno però potremmo assistere ad una svolta con l’elezione del Presidente della Repubblica. Attualmente il pallino in mano alla politica ce l’ha il PD che, con 5Stelle e FI, sta guidando la politica del Paese.

I 5Stelle di DiMaio e Conte sono sostanzialmente costretti ad essere allineati al PD. Dopo 3 anni di Governo, lo spirito antigovernativo e rivoluzionario si è sopito (sopravvive solo nelle parole, non nei fatti) e l’unica direzione politica perseguibile è un’alleanza sempre più stretta con il partito di Bibbiano. Per FI il discorso è diverso. Berluska è stato umiliato e condannato ai servizi sociali. Per sopravvivere, dal 2013 in poi, ha perseguito una politica da costola del PD dando un sostegno più o meno palese. Continuerà questa politica?

La variante è stata che il Governo Draghi avrebbe dovuto nascere ricalcando la maggioranza Ursula con la sola FI nel ruolo di stampella per contenere l’iniziativa politica renziana. Non è stato così e c’è un alleato scomodo al Governo ossia la Lega di Giorgetti-Salvini.

Il tentativo scontato (che sta avvenendo in questi giorni) è spaccare la Lega. Interrompere perciò la politica/commedia del poliziotto buono (Giorgetti) e quello cattivo (Salvini) e spingere Salvini a rompere. Ossia far fare a Giorgetti il ruolo (e la fine) di Alfano nella scorsa legislatura. Se ciò succede, la politica attuale continuerà indisturbata e il PD continuerà a governare indisturbato anche nel prossimo decennio. Alle prossime elezioni ci sarà una destra limitata alla Meloni e alla Lega di Salvini che competerà, senza speranza di successo, contro una maggioranza arcobaleno che andrà dal Leu di Speranza fino a un movimento centrista FI- Lega di Giorgetti. In questa evenienza il PdR sarà, come è sempre accaduto, espressione del PD che probabilmente chiederà le elezioni di un cattolico di sinistra, meglio se donna e se magistrato. Draghi sarà tacitato con un ulteriore anno da PdC, con un probabile seggio da senatore a vita e con la promessa di un incarico europeo stile Gentiloni.

Se però Salvini, memore del disastro del Papeete, si manterrà zen, la battaglia per il PdR infurierà. Al centrodestra, attualmente, il migliore dei candidati possibili è proprio Mario Draghi, sia perché così potrebbe avere un Presidente non ostile a priori e sia perché significherebbe elezioni politiche più vicine. Il problema è che il centrodestra non ha i voti per eleggere Draghi. Per le ragioni opposte per il PD Draghi non rappresenterebbe la migliore delle scelte, anzi forse la peggiore, ma, da soli, PD e 5Stelle (quelli che rimangono) non sono sufficienti per eleggere il PdR. Risulta fondamentale FI. Per questa ragione adesso il PD ha il segretario più vicino possibile a FI (Enrico Letta), ma l’incognita è se Berluska dimenticherà tutte le umiliazioni inflitte in questi ultimi 10 anni e contribuirà ad eleggere un PdR in continuità con il partito della Magistratura… Sarebbe un caso simbolico ed emblematico di sindrome di Stoccolma…

La rielezione a termine di Mattarella, potrebbe rappresentare un compromesso, ma in questo caso i ruoli si ribalterebbero. Nel prossimo parlamento, se il trend elettorale rimanesse questo, Draghi sarebbe per il PD il migliore dei possibili PdR, mentre per il centrodestra ciò non sarebbe più vero.

Insomma da qui a un anno, si apriranno per la politica italiana una serie di sliding doors che rendono il futuro politico del Paese del tutto imprevedibile considerando anche che molto dipenderà da quando finirà la pandemia e da quanto saranno più o meno catastrofici i mesi che seguiranno la fine dell’emergenza.