Anche Draghi pare in difficoltà a licenziare il PNRR, per colpa dei veti incrociati dei partiti.
Ciò che occorre fare, lo sanno tutti.
Alcuni, però, ne sarebbero danneggiati.
E siccome questi alcuni sono divenuti potenti per l’effetto dei privilegi che hanno accumulato, e sono disonesti della disonestà che deriva dalla paura di perder tutto, quando quel tutto lo si è avuto senza merito, sono in condizione di imporre lo stallo.
Paradigmatica la levata di scudi contro la laurea abilitante per l’esercizio dell’avvocatura.
L’Italia è paralizzata e poco attrattiva per gli investitori, italiani e stranieri, perché il suo sistema di giustizia, penale e civile, non funziona.
Tutti i sistemi di giustizia sono condizionati dalle condizioni dell’avvocatura.
La nostra è umiliata da un sistema ottocentesco, che, in nome di non si sa che cosa, penalizza mortalmente i giovani, favorisce le rendite di posizione, danneggia chi voglia crescere e pregiudica l’autorevolezza dei suoi esponenti, a vantaggio del potere che dovrebbero contrastare e che è divenuto strapotere: la magistratura.
Il sistema ordinistico ha anche fallito nella funzione di gestire gli accessi alla professione, come dimostrano, insieme al numero abnorme degli iscritti, l’inarrestabile calo dei redditi medi degli avvocati, la scarsa deterrenza dei meccanismi di sanzione deontologica, il rococò degli obblighi formativi, disfunzionale alla formazione vera.
Ciò malgrado, appena il governo ha provato a ipotizzare una laurea abilitante, beh… si è invocata, in senso contrario, la costituzione.
Ciò che c’è giova a pochi.
Ma i tanti non hanno voglia, forza, coraggio, capacità non solo per ribellarsi, ma pure forse per accorgersene.

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