Finisce in parità la prima gara dell’Italia dopo la storica finale di Wembley contro l’Inghilterra vinta ai rigori. La squadra di Roberto Mancini non riesce a battere la Bulgaria che risponde prima dell’intervallo al gol di Federico Chiesa. Di certo non è stato il risultato in cui il c.t. azzurro aveva sperato, ma si dimostra ottimista per il prossimo incontro. Ecco alcune delle sue parole rilasciate ai microfoni di RaiSport: “Abbiamo attaccato l’area con Chiesa, Insigne e Berardi, ma siamo stati imprecisi. Loro hanno difeso bene, noi abbiamo cercato di fare il massimo per vincere fino alla fine. Loro hanno fatto un tiro in porta, per noi è stata una di quelle partite dove se avessimo giocato un’altra mezz’ora non avremmo comunque segnato. Se avessimo vinto sarebbe stato meglio, ma avremmo comunque dovuto vincere la prossima”.

Il capitano Leonardo Bonucci (che ha disputato la gara numero 110 in maglia azzurra) invece risponde così: “Ora pensiamo a domenica: da qui in poi tutte le partite saranno da vincere.Sapevamo che contro la Svizzera dovevamo vincerle tutte e due e così sarà. Andiamo lì per vincere, poi vedremo il ritorno a novembre“.

The UEFA Euro 2020 has finally started and Italy begins the tournament in a formidable way: the team coached by Roberto Mancini beats Turkey 3-0 in the inaugurational match without any difficulties.

The italian team started playing offensively from the very beginning, the first chance, instead, arrived twenty minutes later when Giorgio Chiellini’s header was saved by Cakir after a corner kick (22′). Even though the Azzurri kept attacking and dominated the game with 14:0 shots on target the Turks were able to handle the italian forwards pretty well. That way, the first half ended without any goals.

In fact, Turkey had also some luck a few seconds before the first 45 minutes were over: Celik touched the ball with his arm inside of the penalty area, but no VAR check was needed from the referee’s point of view.

In the second half when both coaches decided to execute a change on the pitch, Cengiz Ünder tested Gianluigi Donnarumma for the first time with a too unprecise shot from a pointed angle (51′). The earned advantage of Italy arrived a few instants later: Berardi advanced on the right side with a lot of space and crossed in the middle. No italian player catches the ball but Merih Demiral who placed the ball very unluckily inside of the own net (0-1). For the first time in Eurocup’s history, the first goal of the tournament was an owngoal.

The goal, of course made Italy gain a lof of confidence for the rest of the game. Especially Spinazzola made a lot of running on the wing, forcing Cakir several times to great saves. In one case, the ball landed directly in front of Ciro Immobile who scored the second goal of the evening (66′). Trabzonspor’s goalkeeper could not stand a chance (0-2). While the first two goals were linked to two very unlucky situations for the Turks, the third goal was literally a present for Mancini’s team. Cakir executes a clearance from his net in a really bad way and Lorenzo Insigne thanks immediately with another goal for Italy (79′) leading 0-3.

All in all it was a great performance by Italy who lived up to their role as favorites.

It was supposed to start 12 months earlier than now due to the coronavirus pandemic. Now, under several hygenic and safety conditions, the European Championship can finally start. The best teams all around the continent will fight in order to bring home the trophy, as Portugal did five years ago. The tournament will get underway this evening starting with the match between Italy and Turkey at the Stadio Olimpico in Rome.

It has been a difficult year for any football fan. Several matches and entire competitions have been postponed or even cancelled due to coronavirus. Now, UEFA and the single football associations of each country have embedded a strategy to start Euro 2021 which will take place between today, Friday June 11th, and Sunday, July 11th, 2021. It will be a huge honor for Italy and Turkey to play the inaugurational match of the tournament. The italian team is motivated after missing the last major competition in 2018, while the turkish squad hopes to do better than in 2016 when they went home after the group stage. Once the first day is over, next up will the second match of Group A between Wales and Switzerland (tomorrow, 3 pm), followed by Denmark vs. Finland (6 pm) and Belgium vs. Russia in the evening (9 pm).

As people already know, this time UEFA will dispute the tournament in several countries and cities. Here is an overview:

12 countries (England, Netherlands, Spain, Germany, Romania, Hungary, Denmark, Italy, Azerbaijan, Russia, Ireland and Scotland) are the hosts of Euro 2020 and in total 12 stadiums will be used in the tournament.

  • Stadio Olimpico, Rome 
  • Olympic Stadium, Baku 
  • St Petersburg Stadium, Saint Petersburg 
  • Parken Stadium, Copenhagen 
  • Puskás Arena, Budapest
  • Johan Cruijff ArenA, Amsterdam 
  • National Arena, Bucharest 
  • Wembley Stadium, London 
  • Hampden Park, Glasgow 
  • Estadio de San Mames, Bilbao
  • Dublin Arena, Dublin
  • Fußball Arena Munchen, Munich

This edition of the European Championship will definitely be different from the previous ones. But maybe that is exactly what will render it even more special.

Termina qui il sogno di Matteo Berrettini di vincere il suo primo titolo ai Masters Open di Madrid. Il tennista romano è stato sconfitto in finale dal tedesco Alexander Zverev, numero 6 del mondo, ma alla fine cede per 6-7 (8/10), 6-4, 6-3, accusando un po’ di stanchezza, più mentale che fisica. Per il tedesco è il secondo successo nella capitale spagnola dopo il trionfo nel 2018. L’azzurro si consola pensando che da lunedì salirà un altro gradino della classifica mondiale, arrivando al n. 9.

Berrettini gioca un solido primo set, alternando accelerazioni a palle corte per dare fastidio all’avversario. Zverev è stato bravo a recuperare i colpi del romano, prima di annullare due set-point. Il tedesco si è disunito, ha compiuto un doppio fallo sull’8-8 e ha consentito al romano di chiudere 10-8, alla quarta occasione, con un servizio vincente.

Fino al 4-3 nel secondo, Berrettini si è difeso molto bene, ma alla fine i suoi errori gli costano il break e, infine, anche l’intero set. Berrettini perde e per la seconda volta in 35 giorni, così, dopo la sconfitta di Sinner a Miami, per l’Italia sfuma la possibilità di vedere un proprio rappresentante affiancare Fognini, vittorioso a Montecarlo 2019, sulla vetta di un 1000. Va detto però che il tennis azzurro sta tornando ad alti livelli.

Tramonta nella notte il sogno dei presidenti di alcuni club calcistici di far nascere (e soprattutto stabilire) la Superlega. Ieri sera, le squadre inglesi che dovevano partecipare, hanno deciso di abbandonarla. Le scuse nei confronti dei tifosi sono arrivate solamente da parte dell’Arsenal. Ai microfoni della Reuters, il presidente della Juventus e della ECA, Andrea Agnelli, ha rilasciato le seguenti parole:

“Voglio essere franco ed onesto, non penso che il progetto possa continuare con 5 o 6 squadre – ha spiegato il vicepresidente della Superlega -. Non parlerei tanto di dove è andato quel progetto, piuttosto del fatto che resto convinto della sua bellezza”. Il presidente della Juventus si è detto convinto “del valore che si sarebbe sviluppato a piramide, della creazione della più bella competizione al mondo”, per poi lasciare spazio a considerazioni sulla fine del progetto: “Evidentemente non sarà così, voglio dire che non credo che il progetto possa andare ancora avanti”.

Dalla Spagna arriva invece la conferma dell’Atletico Madrid di aver salutato ugualmente il nuovo progetto: “Il Consiglio d’amministrazione dell’Atletico Madrid, riunitosi questo mercoledì mattina, ha deciso di comunicare alla Superlega e al resto dei club fondatori la propria decisione di non ufficializzare definitivamente la propria adesione al progetto. L’Atletico Madrid, ha deciso lunedì scorso di aderire a questo progetto in risposta a circostanze che oggi non esistono più. Per il club è essenziale l’armonia tra tutti i gruppi che compongono la famiglia biancorossa, soprattutto i nostri tifosi. La rosa della prima squadra e il suo allenatore hanno mostrato la loro soddisfazione per la decisione del club, consapevoli che i meriti sportivi devono prevalere su ogni altro criterio”.

Dal punto di vista di John W. Henry, patron americano del Liverpool, sono i tifosi che sono stati trattati più ingiustamente, come ha spiegato a traverso un videomessaggio. Insomma, da qualsiasi parte le proteste sono state visibili e anche giustificate. Dall’Italia si espone l’Inter tramite un comunicato ufficiale: “Il progetto della Superlega allo stato attuale non è più ritenuto di nostro interesse” avevano spiegato fonti nerazzurre all’Ansa già alla fine della riunione d’urgenza dei 12 club fondatori del progetto.

Ormai da più di un anno l’Italia si dimena tra aperture e chiusure, zone dal colore caldo a seconda dell’emergenza, polemiche di ogni tipo, governi che cadono e governi che nascono, senza che si riesca a vedere la tanto attesa luce al di là del tunnel. E mentre ci si impelaga in ritardi e disorganizzazioni sul fronte vaccino o ci si scandalizza per alcune scelte poco coerenti come l’apertura delle discoteche nella scorsa estate, esiste una categoria silenziosa di lavoratori che non è mai ripartita dall’inizio di questa pandemia: i lavoratori del mondo dello spettacolo. Non si parla dei grandi nomi della musica, del cinema o del teatro italiano che hanno abbastanza risparmi per sopravvivere a lungo, ma di tutti coloro che vivono dietro un palcoscenico, il muro portante di ogni spettacolo, stimato intorno ai 570 mila operatori di cui 250 mila addetti al settore dei live. Il 10 novembre Vincenzo Spera, il presidente di Assomusica, affermava in un’intervista su Open:

«La crisi è totale e i cali di fatturato si attestano in torno al 97% a fine estate. Ma con la chiusura prorogata a tutto il 2020, il calo sarà ancora più forte».

Sono passati 4 mesi dalla fine del 2020 e tutt’oggi poco è cambiato sul fronte legislativo, a parte un disegno di legge depositato in parlamento nel mese di gennaio dal senatore del Pd Francesco Verducci che si aggiungerebbe al Fus (Fondo Unico dello Spettacolo). Questa proposta si incarica di versare un reddito ai lavoratori nell’attesa di condizioni idonee per far ripartire l’industria. E per far ripartire l’industria? Nonostante i tanti scioperi di questa categoria continuino a susseguirsi, celebre l’episodio dei 500 bauli in Duomo a Milano nel novembre scorso, non c’è nessun segnale di riapertura al momento.

Le poche speranze vengono come sempre dall’estero: il 20 marzo si è tenuto il festival di Lowlands di Biddinghuizen in Olanda, a cui hanno partecipato 1500 spettatori. Tutti hanno dovuto sottoporsi a un test antigenico 48 ore prima dell’evento mentre sul posto sono stati fatti 150 tamponi a campione, con i 26 risultati positivi bloccati all’ingresso. Un esperimento analogo si è svolto al Palau di San Jordi di Barcellona, dove si è tenuto un concerto a cui hanno preso parte 5000 persone, dopo essersi sottoposte al test antigenico ed essere risultate negative. È sicuramente un punto di svolta, ma al quale bisogna dare continuità in attesa di progressi con la vaccinazione. Purtroppo però, se si analizza complessivamente la situazione in Italia, viene difficile credere che si possa dare seguito a questa svolta. I cinema, i teatri, come tutti gli altri luoghi di cultura, sono stati i primi a subire le restrizioni nella scorsa primavera, come se fossero i principali centri di contagio del virus e, durante tutti questi mesi, la ripartenza di un settore così ampio e importante non è mai stata considerata una priorità dai gestori della pandemia. Sicuramente la priorità assoluta è e deve essere la campagna vaccinale, e anche in questo campo i risultati non sono dei migliori (in conformità con l’intera Unione Europea), ma è possibile che non si prendano nemmeno in considerazione esperimenti del genere, a differenza di altri Stati per nulla covid-free? Il festival svoltosi in Olanda è divenuto attuabile grazie a una stretta collaborazione del governo olandese con gli operatori musicali in un’atmosfera colma di pragmatismo e voglia di ritornare alla normalità, mentre in Italia si ha l’ennesima dimostrazione di come la cultura venga demonizzata e considerata un bene trascurabile, non di prima necessità. Nulla di più distante dal vero. Non ci sarà mai una ripartenza della vita se l’arte non va di pari passo.

“L’arte non si può separare dalla vita. È l’espressione della più grande necessità della quale la vita è capace.”

Robert Henri

Il primo, faticoso, decreto ristori di Draghi non sbandiera nessuna misura rivoluzionaria.
I meccanismi di individuazione del bisogno e quelli per la sua soddisfazione sono sostanzialmente identici a quelli già inaugurati dal precedente, vituperato, governo.
La tecnica normativa è rimasta farraginosa e produttiva di testi di difficile, se non difficilissima, lettura, salvo che per una ristretta casta para-sacerdotale, di commercialisti ed avvocati, peraltro ormai di un sacerdozio invertito, animato da un fervido ateismo.
Addirittura, sono ricomparsi i condoni, senza vergogna di essere presentati per tali.
Credo, tuttavia, non sia ancora il momento di gettare la spugna e arrendersi disperati alla ineluttabilità del tutto cambia perché nulla cambi.
E non perché son calate le polemiche, anche giornalistiche, ma – non la si prenda per ironia – per come sono concepiti i condoni.
Il primo (cancellazione delle cartelle) più che un condono è una rimessione di debiti inesigibili e che, dunque, avrebbero costituito un costo di gestione, più che una posta attiva.
Il secondo un abile trompe l’oeil, per incentivare, attraverso lo specchio per le allodole del nomen, pagamenti spontanei e tempestivi di somme già dichiarate, ma che il folle sistema di sanzioni anti-deterrenti e rateazioni a babbo morto suggeriva di non versare o di non versare subito.
Chi ha il coraggio di approcciare così il tema del fisco, lasciando da parte i luoghi comuni, a favore di un sano pragmatismo, e riesce a farlo contenendo al minimo le reazioni urticanti, può far sperare che anche il gattopardo possa morire e che financo l’Italia possa prima o poi smettere di esser la patria delle grida, per diventare quella di provvedimenti sensati.