La semifinale di Champions League tra Real Madrid e Chelsea ancora non è decisa. Le condizioni favorevoli, però, sono da parte dei Blues che con Christian Pulisic segnano l’importantissimo gol in trasferta. Timo Werner, sfortunato in diverse occasioni, avrebbe dovuto dare il vantaggio ai Blues, ma l’internazionale tedesco ha fallito un brillante salvataggio di Thibaut Courtois da cinque metri (10).

Ma poiché il Chelsea era chiaramente migliore all’inizio sotto la pioggia battente di Madrid e il Real difficilmente poteva difendere la velocità dei visitatori, ha suonato solo quattro minuti più tardi: Pulisic ha aggirato Courtois dopo la bella volée di Rüdiger e ha sparato attraverso Nacho e Varane per il meritato 1:0 (14.).

I madrileni hanno avuto un sacco di problemi contro la palla – e offensivamente solo Benzema: su propria iniziativa il francese ha colpito il palo da 20 metri (23.), ma dopo un angolo ha anche segnato un bel gol (29.). I ragazzi della Stamford Bridge sono stati superiori per la maggior parte del primo periodo, che si è concluso 1-1 a causa della classe individuale di Madrid.

Anche il Chelsea ha iniziato il secondo periodo con più pressione, con Militao che ha bloccato la possibilità di tiro di Werner (48°). Ma un Madrid fisicamente inadatto aveva preso piede in difesa, il che non ha aiutato molto il fascino del gioco.

Entrambe le squadre hanno avuto le loro fasi dopo la pausa, ma non hanno mai davvero preso alcun rischio – né le sostituzioni di Hazard o Havertz hanno cambiato la situazione. Gli unici momenti pericolosi nella fase finale sono venuti dalle finiture deviate di Kroos e Varane (entrambi 88°), ma anche qui mancava un pezzo.

Secondo alcuni media spagnoli, ripresi poi da “Tuttosport”, i buoni rapporti tra Andrea Agnelli e Floretino Perez potrebbero essere il vantaggio necessario in una trattativa per una forza offensiva del Real Madrid alla quale la Juventus sarebbe interessata. Si tratta di Marco Asensio che i tifosi bianconeri conoscono molto bene dopo la finale di Cardiff nel 2017.

Si sta discutendo su un possibile scambio tra l’attaccante spagnolo e Rodrigo Bentancur che piace molto ai “Blancos”. Il Real avrà presto bisogno di rimpiazzare Luka Modric vista l’età e l’uruguayano piace molto a Perez.

Intervenuto a “El Chiringuito de Jugones”, Florentino Perez, presidente del Real Madrid e della nuova Superlega, ha risposto alle varie critiche (anche offensive, tra l’altro) nei suoi confronti. La reazione dei tifosi in tutta Europa è stata chiara: no al nuovo progetto. Così, il presidente dei Blancos ha cercato a spiegare i dettagli delle scelte fatte, considerandole positive, utili e necessarie. Ecco alcune delle sue parole:

“Non è un campionato per ricchi, è un campionato per salvare il calcio. Se dici che i ricchi saranno più ricchi e i poveri saranno più poveri e lo spieghi così… Domani partirà Laporta e andremo a spiegare questa competizione che vuole salvare il calcio e salvare le squadre più modeste, perché il calcio sparirà”. Le cose sono dunque in piena preparazione, spiega Perez che parla anche del cambio di format in Champions League: “Dicono che il nuovo formato entrerà nel 2024, ma noi nel 2024 siamo morti”.

In più, Perez si è permesso di attaccare il presidente della UEFA, Aleksander Ceferin: “Quello che il presidente Uefa non può fare è insultare, come ha fatto con Agnelli. Ceferin è impresentabile, la Uefa deve cambiare, non vogliamo un presidente che insulti, vogliamo trasparenza. Cambiamo tutti e cambiamo in meglio. Nell’Europa democratica questo, queste cose non si dicono, per il bene della società “.

Alle presunte minacce, invece, Perez ha risposto così: “La Uefa non è stata trasparente. I monopoli sono finiti e tutti diciamo che il calcio sta per essere rovinato. Ma figuratevi se ci cacciano dalla Champions League o dalla Liga. Non ci cacciano proprio da niente, niente. Il nostro gruppo, le dodici squadre della Super League rappresentano due miliardi di tifosi nel mondo, bisogna rispettare la gente. Quello che dobbiamo fare è mettere ordine nel calcio, non vogliamo confrontarci con nessuno. Ma ci sono persone che credono che queste istituzioni siano loro. E non sono loro”.

Il calcio ha contribuito a forgiare le personalità e gli interessi di intere generazioni per più di un secolo, fino a diventare un movimento inscindibile della cultura europea e mondiale, nonché lo sport più seguito, con una stima di 4 miliardi di tifosi in tutto il mondo. Una storia longeva che, senza contare i numerosi precursori come il calcio fiorentino, nasce a Sheffield con la fondazione del primo club professionistico nel 1857 e il calcio diviene presto il passatempo principale della working class inglese, grazie alla sua semplicità e al suo divertimento garantito. Nei tre decenni successivi, la sua diffusione a livello internazionale è inarrestabile e lo rende lo sport di massa per eccellenza. Tutta questa premessa storica è fondamentale per inquadrare l’essenza di una passione che ha coinvolto miliardi di persone in tutto il mondo e che oggi, nel 2021, rischia di morire sotto i colpi della finanza sfrenata. Il progetto, messo in piedi dai grandi club europei e ufficializzato la scorsa notte tra lo scalpore generale, consiste nella creazione di una competizione ristretta ai club fondatori (Milan, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham), con l’aggiunta di alcune squadre ammesse su invito degli stessi. Oltre alle tre italiane, sono proprio i sei maggiori club inglesi a scegliere di tradire una tradizione secolare, sviluppatasi nella loro stessa nazione, mentre Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Psg e Porto hanno rifiutato con decisione di entrare in questo gruppo elitario. Tutto ciò verrà finanziato da Jp Morgan, come annunciato da un portavoce della banca statunitense, e saranno messi a disposizione 3,5 miliardi da dividere tra le società fondatrici “per supportare i loro pani di investimento infrastrutturale e per fronteggiare l’impatto della pandemia”.

“Sono un tifoso del Manchester United da 40 anni ma sono disgustato, in particolare dalla mia squadra e dal Liverpool. Voglio dire, il Liverpool è il club del “You’ll Never Walk Alone”, il “Fans Club” o il “The People’s Club”, e poi il Manchester United, è stato creato da gente nata e cresciuta attorno a Old Trafford più di 100 anni fa; non è accettabile che vogliano entrare in un torneo senza competizione, dal quale non puoi essere retrocesso. Dobbiamo rivedere il potere calcistico di questo paese partendo dai club che dominano e comandano la Premier League, compreso il mio club. Quello che stiamo vedendo è semplice avarizia, nient’altro. I proprietari dello United e del Liverpool, ma anche del City e del Chelsea sono degli impostori; non hanno niente a che vedere con il calcio in Inghilterra. Questo paese ha più di 150 anni di storia calcisticamente parlando, e coloro che devono essere protetti sono i tifosi di questi club che per decadi hanno tifato e supportato la loro squadra in qualsiasi situazione.”.

– Gary Neville

Fifa, Uefa e tutti gli enti nazionali si sono schierati contro questo progetto e ora si è pronti per una guerra che non porterà alcun vantaggio al movimento. Sicuramente tutto ciò deriva da scelte discutibili come l’attuazione del fair play finanziario, quando bastava forse imporre un tetto salariale e qualche altra riforma più razionale per contenere i costi, ma la direzione intrapresa da Florentino Perez e company non può essere giustificata da alcuni errori di gestione, seppur gravi, degli ultimi dieci anni: è vero che le grandi società non riescano più a garantire stipendi altisonanti ai top player e agli allenatori senza andare in perdita, ma lo scopo di questa operazione consiste nell’implementare la loro potenza economica. Non si sta parlando più di squadre di calcio, ma di multinazionali quotate in borsa che diventano indipendenti, con il solo obiettivo di aumentare i guadagni. Questa è la strada in cui si era imbattuto il calcio moderno già da tanto, ma oggi 19 aprile 2021 siamo arrivati al punto di non ritorno, in cui ne esce sconfitta anche l’ultima parvenza di competizione sportiva che era rimasta. Al momento Fifa e Uefa minacciano l’esclusione da tutti i campionati, da tutte le coppe e anche dai Mondiali ed Europei per i giocatori che militano nelle squadre in questione, e forse la linea dura è davvero l’unico modo per preservare il mondo del calcio, poiché la partecipazione di una Juventus, di un Milan e di un Inter miliardari nel campionato di Serie A significherebbe provocare un divario incolmabile con chiunque altro, e le imprese di squadre minori come l’Atalanta di Percassi, il Parma di Tanzi o il Leicester in Inghilterra non sarebbero più possibili. Si preannuncia una scissione clamorosa, ma la speranza è che qualcuna di queste squadre ritratti la sua posizione, mentre ogni ente, ogni governo e gran parte dell’opinione pubblica non ha dubbi nel disdegnare questa soluzione a favore dei soliti potenti, anche perché il concetto di sport rischia di perdere la sua identità basata da sempre sulla sana competizione. Non è solo una questione economica ma etica: si deve evitare a tutti i costi che lo sport più popolare si tramuti in mero entertainment elitario.

Il cosiddetto “Clasico” non è una partita di calcio come tutte le altre. Si affrontano le due squadre più gloriose della Spagna che anche a livello mondiale fanno parte delle superiori. Il duello tra Real Madrid e FC Barcellona è storia, è tradizione – pur non essendo un derby cittadino. Oggi, alle ore 21.00 sarà tutto pronto per la 182° edizione del match odierno.

Qualcosa che raramente si vede nel calcio spagnolo: nessuno dei due club disputerà la partita di stasera da primo in classifica. Sia il Real che il Barca sono dietro all’Atletico Madrid che però potrebbe perdere il primato in caso di una vittoria del Barca e un mancato successo domani contro il Betis Sevilla. Attualmente, i biancorossi sono in vetta con 66 punti. Seguono i blaugrana con 65 e i “Blancos” con 63 – più eccitante di così?

Il turno d’andata lo ha deciso addirittura il Real a suo favore con 3:1 in casa di Lionel Messi (che ovviamente scenderà da titolare in campo). Vincendo anche oggi, la corsa verso il titolo di campione di Spagna resterà aperto.