Il governo ha dato il via libera. E’ finalmente tempo di riaperture per i musei e i luoghi della cultura ubicati nelle regioni passate in zona gialla. Tra queste la Toscana e Firenze non fanno eccezione. I visitatori potranno nuovamente riprendere il dialogo interrotto con le manifestazioni visibili e tangibili della cultura. Le porte dei musei fiorentini torneranno a garantire l’effettiva destinazione pubblica dei ben noti capolavori. Obiettivo raggiunto soltanto in parte negli ultimi mesi mediante le iniziative virtuali in rete. Oltre alla mascherina obbligatoria per tutta la durata della visita, la misurazione della temperatura corporea all’ingresso e il distanziamento, l’ultimo decreto ha aggiunto la regola nuova della prenotazione obbligatoria per il fine settimana. Dal lunedì al venerdì, invece, i musei potranno regolarsi nel modo che ritengono più opportuno. Il termine a quo per cominciare le riaperture era fissato al 26 aprile. Eppure sotto il Cupolone le realtà museali hanno messo da parte la fretta per ponderare decisioni che ad un primo impatto possono sembrare rivedibili, ma che ad un’analisi meno superficiale risultano quanto mai oculate. Soltanto il museo del Giardino di Boboli ha indossato i panni dell’apri-fila e ha riaperto i battenti nella giornata di ieri 27 aprile. Attraverso l’ingresso di Palazzo Pitti, il parco sarà visitabile dal lunedì alla domenica dalle 8,15 alle 18,30. La Botanica Superiore resterà aperta soltanto la mattina (con orario 9-13). In ottemperanza alle norme, resteranno chiuse la Grotta Grande e il Museo delle Porcellane.

A differenza del Giardino di Boboli, il voglioso visitatore museale dovrà attendere almeno un’altra settimana prima di poter varcare di nuovo la soglia dei grandi complessi museali cittadini. La Galleria degli Uffizi riaprirà al pubblico martedì 4 maggio. Sarà il direttore Eike Schmidt a riaprire il portone d’ingresso, consentendo l’accesso all’ordinario percorso di visita, arricchito dalle 14 nuove sale del primo piano, e alla mostra di scultura romana dedicata alla figura della donna in età imperiale dal titolo Imperatrici, matrone, liberte prorogata fino al 13 giugno. Il 4 maggio sarà la volta degli altri musei di Palazzo Pitti: la Galleria Palatina, la Galleria d’Arte Moderna e il Tesoro dei Granduchi. Due giorni dopo riaprirà, in vesti del tutto nuove, la Galleria dell’Accademia. In questi mesi il museo ha inaugurato numerosi cantieri di ristrutturazione che coinvolgono la Gipsoteca di Lorenzo Bartolini e la Sala del Colosso. I cantieri hanno costretto gli operatori a mobilitare oltre 400 opere per creare un nuovo allestimento. Ne guadagna il coinvolgimento emotivo del visitatore che potrà essere accompagnato verso la Tribuna dove alloggia il David di Michelangelo da uno stuolo di figure, i gessi di Lorenzo Bartolini, che prima alloggiavano nella Gipsoteca. Discorso analogo per le sale delle mostre temporanee nelle quali trovano posto i dipinti rinascimentali provenienti dalla Sala del Colosso.

Lunedì 3 maggio il Museo del Bargello riapre con orario 8,45 – 13,30. Sarà chiuso il martedì, la seconda e quarta domenica del mese. Riaprono il medesimo giorno le Cappelle Medicee e il Museo di Palazzo Davanzati. Se per i grandi musei statali l’orientamento prevalente è quello dell’attesa per ultimare i lavori e fornire al pubblico un più efficiente servizio, i musei civici fiorentini erano inizialmente intenzionati ad inserirsi nel solco del rinvio tracciato dagli omologhi statali. Salvo poi ricevere differente ordine da Palazzo Vecchio. Così da questa mattina tornano fruibili: il Museo di Palazzo Vecchio e la Torre di Arnolfo con orario 9,00 – 19,00 tutti i gironi, escluso il giovedì (9,00 – 14,00); il Museo del Novecento con nuove interessanti mostre dal lunedì alla domenica con orario 11,00 – 19,00 e il giovedì dalle 11,00 alle 14,00; la Cappella Brancacci dal mercoledì al venerdì dalle 10,00 alle 17,00. Aprirà dal 30 aprile anche l’affascinante Museo Bardini visitabile il lunedì, venerdì, sabato e domenica con orario 11,00 – 17,00.

Quali personaggi mi ricordano la situazione dell’Italia e dell’Europa? Oltre alla solita Maria Antonietta che pensava di risolvere il problema della fame del popolo con le brioches sicuramente possibili emblemi di questa situazione sono il Ct Ventura (quello dell’eliminazione del mondiale di calcio sostanzialmente con lo stesso parco giocatori a disposizione con cui Mancini ha inanellato successivamente 25 partite di fila in cui è rimasto imbattuto) o Schettino (quello del naufragio della Costa Concordia).

Abbiamo una serie di persone incompetenti al potere sia in Italia che in Europa. La Ursula von der Leyen, con il disastro della campagna vaccinale e dei contratti capestro con le aziende farmaceutiche, è riuscita nel miracolo di rendere gli Inglesi entusiasti della Brexit e di rendere, al suo confronto, Boris Johnson un gigante politico sia per spessore che per valore valore. L’Europa ha mostrato tutta la sua debolezza: è l’unico blocco economico incapace di produrre un proprio vaccino. Ce l’hanno fatta gli US, ce l’ha fatta l’UK, ce l’ha fatta la Cina, ce l’ha fatta la Russia ma non l’Europa. Non abbiamo la tecnologia per produrre vaccini e non abbiamo il peso politico per comprarli sul mercato.

Ma è in Italia che abbiamo raggiunto il massimo. Abbiamo un ministro della salute che pensava che il lockdown dello scorso anno, insieme ai banchi a rotelle delle Azzolina (più di 100 milioni di Euro buttati nel cesso) avessero sconfitto il Covid tanto da scrivere un libro apologetico lo scorso agosto sia sul modello Italia che su sé stesso. Libro che, dopo le regionali a settembre, con l’avvento della seconda ondata, non è più uscito, né più uscirà, in libreria. Sembra si trovi solo su e-bay a prezzi folli, conteso dagli amanti dell’trash-horror tipo quelli che pagano a peso d’oro le copie originali di Mein Kampf. Abbiamo in Lombardia, dove ci sono fior fiore di aziende informatiche, i dirigenti di Aria (che aveva inglobato Lombardia Informatica) incapaci di realizzare una piattaforma informatica capace di gestire in modo accettabile il piano vaccinale. Abbiamo avuto una pletorica commissione di esperti(?) che ha partorito una piattaforma di tracciamento come Immuni che si è rivelata essere un colossale fiasco. Abbiamo il Governatore della Toscana che dopo che la Toscana aveva superato la scorsa settimana i 250 casi su centomila e con un contagio ancora in forte aumento (R_t pari a 1.08) vaneggiava di ritorno prossimo (il 12 Marzo) in zona arancione. Abbiamo il neo segretario del PD che ha indicato, come misure prioritarie per affrontare l’emergenza pandemica, il voto ai 16enni e lo ius soli.

Insomma abbiamo una classe dirigente, politica ma non solo, totalmente inetta e completamente lontana dai reali bisogni della popolazione. Vi è inoltre in atto un pensiero unico. Nonostante il disastro economico (intere filiere produttive sono allo stremo), nonostante il disastro sanitario (abbiamo superato i 110 mila morti, uno dei paesi peggiori al mondo per la mortalità in percentuale), nonostante il disastro etico-morale che sta cancellando la nostra tradizione religiosa (le chiese sono vuote e ormai il paese è quasi totalmente scristianizzato) nonostante la drammatica e spesse volta non giustificata riduzione delle libertà costituzionalmente garantite (per un anno abbiamo subito un lock down devastante per la nostra psiche), i nostri giornalisti lodano all’unisono il livello della nostra classe dirigente e blaterano di un modello Italia che può esistere solo negli incubi di Freddy Krueger. Sono loro credo l’ultima barriera a una rivoluzione che altrimenti sarebbe inevitabile. Siamo in una situazione come la Francia e la Russia prima della rivoluzione, ma a differenza loro, abbiamo una classe intellettuale prona alle politiche governative che non incita il popolo a riprendersi il potere. Non abbiamo né un Robespierre né un Lenin ne un Mao.

Ma, nonostante Speranza, il Covid prima o poi finirà e l’Europa (e l’Italia) dovranno affrontare le conseguenze di una guerra disastrosamente persa a dire il vero non solo da noi ma, anche se in misura nettamente minore, da tutto l’Occidente. Chi pagherà le conseguenze della sconfitta? Tutti i ceti sociali e tutte le classi di età. Il debito deve essere ridotto, quindi l’inflazione sarà necessaria ma ridurrà assieme al debito anche il potere d’acquisto delle pensioni. Il mondo del lavoro sarà ristrutturato, per i giovani il posto fisso sarà una chimera e dovranno imparare a vivere come partite Iva, i lavoratori più anziani saranno rottamati e prepensionati, i lavoratori di mezza età perderanno ogni certezza e saranno costretti o al loro demansionamento o alla disoccupazione. In un simile scenario, il Paese manterrà la coesione sociale? Si abituerà semplicemente al peggio come la rana che finisce bollita in una pentola dove l’acqua viene lentamente portata all’ebollizione? Saprà rinnovarsi? Certamente se la classe dirigente rimarrà quella attuale (sia in Italia che in Europa) non ci sarà limite al peggio… e alla fine avremo anche noi un uomo forte. Se ci andrà bene un Putin, se ci andrà male un Hitler o uno Stalin.

Umberto Eco, nel prologo del Pendolo di Focault, prende in giro i complottisti con queste parole: “l’altezza della piramide di Cheope è uguale alla radice quadrata del numero dato dalla superficie di ciascuno dei lati. […] Prenda l’altezza del pyramidion, la moltiplichi per l’altezza della piramide intera, moltiplichi il tutto per dieci alla quinta e abbiamo la lunghezza della circonferenza equatoriale. Non solo, se prende il perimetro della base e lo moltiplica per ventiquattro alla terza diviso due, ha il raggio medio della terra. In più l’area coperta dalla base della piramide moltiplicata per 96 per dieci all’ottava dà centonovantasei milioni ottocentodiecimila miglia quadrate che corrispondono alla superficie terrestre.” “Signori”, disse, “invito loro ad andare a misurare quel chiosco. Vedranno che la lunghezza del ripiano è di 149 centimetri, vale a dire un centomiliardesimo della distanza Terra-Sole. L’altezza posteriore divisa per la larghezza della finestra fa 176/56 = 3,14. L’altezza anteriore è di 19 decimetri e cioè pari al numero di anni del ciclo lunare greco. La somma delle altezze dei due spigoli anteriori e dei due spigoli posteriori fa 190 x 2 + 176 x 2 =732, che è la data della vittoria di Poitiers. Lo spessore del ripiano è di 3,10 centimetri e la larghezza della cornice della finestra di 8,8 centimetri. Sostituendo ai numeri interi la corrispondente lettera alfabetica avremo C10 H8, che è la formula della naftalina”.

Tutto vero, ma quando capita una coincidenza, ci suona sempre molto strana e ci porta a riflessioni più o meno contorte. L’altro giorno una mia cugina di fede molto salda mi ha invitato a vedere un filmato su Youtube sulle apparizioni di Medjugorje. Vista la sua insistenza, alla fine l’ho visto. Ho poi commentato con mia moglie che non credevo nelle apparizioni della Madonna e non credevo neanche nei segreti. Perché mai la Madonna o Dio dovrebbero usare la profezia per parlarci? Non è né logico né pratico. Poi perché usare delle persone qualunque come i veggenti di Medjugorje. E ho concluso con molta foga dicendo che si può discutere se Dio esista o meno, ma non si può suppore un Dio non razionale. E quindi le profezie di Medjugorje per me, non potevano che essere una cagata pazzesca (per usare l’alto linguaggio fantozziano).

La cosa sembrava finita così, ma la Domenica delle Palme una mia vecchia zia mi ha chiesto di procurarmi l’ulivo benedetto. Sono andato a messa ma ho scoperto che, causa Covid, il prete non lo distribuiva. Ho allora chiesto a un mio studente di dottorato che vive presso una comunità di Focolarini se me lo poteva procurare. Mi ha detto che, causa zona rossa in Toscana, me lo poteva portare solo quando saremmo diventati gialli, ossia fra circa 40 giorni. Ho riflettuto che nella Bibbia c’è un personaggio che riceve un ramoscello di ulivo dopo circa 40 giorni. E’ Noè e lo riceve portato da una colomba come simbolo della fine del diluvio. Ho immediatamente interpretato tutta la vicenda come una profezia che fra 40 giorni la pandemia finirà e si ritornerà la vita normale.

Ho riflettuto che ci sono 3 serie ragioni che giocano a favore di questa interpretazione escatologica:

  1. Ho le palle piene di questo lockdown e non vedo l’ora che finisca, quindi, a questo fine, accetto anche una profezia
  2. Se Dio esiste e ha il senso dell’humour (cosa che ritengo molto probabile leggendo sia la Bibbia che il Corano) si deve essere molto divertito a regalarmi una profezia dopo la mia sparata sull’idiozia di credere nelle profezie dei veggenti. Dio (ed Allah) amano umiliare e confondere i pseudo-sapienti che pensano di sapere tutto. Gesù confonde i dotti farisei, Allah umilia Maometto con la vicenda degli uomini che avevano dormito per centinaia di anni in una caverna.
  3. Fra 40 giorni arriva l’estate, saranno stati vaccinati altri 12 milioni di Italiani e saranno disponibili gli anticorpi monoclonali per terapia. Quindi non è improbabile che fra 40 giorni l’incubo sarà veramente finito.

In conclusione, sono disponibile a dichiararmi pubblicamente sconfitto dal potere delle profezie purché si faccia ritorno fra 40 giorni alla vita normale.

Quali le strategie per ritornare alla normalità?
E’ ormai più di un anno che la pandemia è iniziata. Ne sappiamo molto di più che all’inizio: il Covid è di tipo influenzale, quindi quasi scompare d’estate. Se uno si ammala di Covid e ne guarisce, gli anticorpi generati lo difendono in media per 6 mesi. Le politiche di distanziamento stanno inoltre selezionando forme di Covid sempre più contagiose. La ricerca medica ha sviluppato, a tempo di record, numerosi vaccini, ma il virus, come tutti quelli influenzali, si modifica molto rapidamente e richiederà la continua realizzazione di nuovi vaccini capaci di sconfiggere le varianti che via via si presenteranno. L’Europa si è resa conto di essere sola, sedotta ed abbandonata dagli US. Il nuovo Presidente Biden, de facto, sta proseguendo nella strategia di Trump, l“America First”. Gli US si sono infatti accaparrati tutti i vaccini e li distribuiranno in Europa solo quando, fra qualche mese, sarà terminata la campagna di vaccinazione di loro. Meglio dell’Eropa hanno fatto sia Uk ed Israele che sono riusciti a organizzare una campagna di vaccinazione efficiente. La UE ha dimostrato di essere un nano politicamente parlando. Non ha la forza di farsi dare un po’ di vaccini dagli US, non ha la forza di tenere in loco la produzione vaccinale e non ha la forza politica di staccarsi dagli US per chiedere alla Russia di fornirle un po’ di vaccini. Anzi, si assiste sgomenti alle pesanti accuse di Biden rivolte verso Putin e verso la Russia. Non è bene che la Russia venga spinta fra le braccia della Cina. Anche perché questa situazione molto critica è in contemporanea con la perdita di valori fondanti, con la scristianizzazione ormai inarrestabile del vecchio Continente, con la crisi economica e con le evidenti difficoltà. Sono in crisi i nostri ideali democratici che ci rendono forti.
Che fare? La strategia che i Governi Europei sembrano vogliono perseguire mi sembra poco proficua. Avremo i vaccini in quantità solo fra qualche mese. Ha senso fare una vaccinazione di massa a maggio quando il virus, se ripetesse il pattern dello scorso anno, dovrebbe aver perso totalmente vigore? L’ombrello vaccinale dovrebbe durare 6 mesi-un anno. Perché sprecare la protezione vaccinale durante i mesi estivi? Non sarebbe sensato programmare la campagna vaccinale a settembre-ottobre in modo da avere la protezione massima proprio durante i mesi autunnali ed invernali, quelli di maggiore contagio? E poi, visto che i vaccini dovrebbero immunizzarci per circa un anno, quando fra 12 mesi inizieranno a perdere efficacia, che si fa? Si ritorna a vaccinare di nuovo 60 milioni d’italiani? E questo da ripetere ogni anno? Già adesso vaccinare tutti gli Italiani sembra del tutto pazzesco. Figuriamoci l’impatto che avremmo se programmassimo una vaccinazione di massa ogni anno… Insomma non c’è dubbio alcuno che la strategia della vaccinazione di massa di tutta la popolazione italiana forse la possiamo fare una volta, non di certo ogni anno. L’attuale politica di contenimento della pandemia basata sulle vaccinazioni di massa è, almeno a lungo termine, quasi del tutto impraticabile.
Neanche l’opposto è praticabile. Non vaccinare nessuno e lasciare che la pandemia colga il suo tristo tributo non sono strategie adatte a un popolo buonista come il nostro. Possono farlo gli svedesi, ma noi no. E’ contro il nostro DNA.
Rimane un’unica possibilità. Trattare il Covid come se fosse una normale influenza. La strategia da seguire sarebbe quindi quella vaccinare ogni anno solo gli anziani e puntare sulle terapie (anticorpi monoclonali?) più che sui vaccini per proteggere la restante popolazione non vaccinata. Puntare sullo sviluppo di terapie curative significherebbe per l’Europa dimostrare di avere coraggio e personalità perché mostrerebbe di essere capace di elaborare strategie indipendenti da quella degli US. Significherebbe inoltre infondere la speranza nella popolazione europea che il declino non sia inarrestabile. Possiamo ancora giocare un ruolo importante nel mondo. Non siamo infatti una espressione geografica, siamo una potenza non solo economica che ha il diritto/dovere di giocare un ruolo nello scacchiere internazionale.