Termina qui il sogno di Matteo Berrettini di vincere il suo primo titolo ai Masters Open di Madrid. Il tennista romano è stato sconfitto in finale dal tedesco Alexander Zverev, numero 6 del mondo, ma alla fine cede per 6-7 (8/10), 6-4, 6-3, accusando un po’ di stanchezza, più mentale che fisica. Per il tedesco è il secondo successo nella capitale spagnola dopo il trionfo nel 2018. L’azzurro si consola pensando che da lunedì salirà un altro gradino della classifica mondiale, arrivando al n. 9.

Berrettini gioca un solido primo set, alternando accelerazioni a palle corte per dare fastidio all’avversario. Zverev è stato bravo a recuperare i colpi del romano, prima di annullare due set-point. Il tedesco si è disunito, ha compiuto un doppio fallo sull’8-8 e ha consentito al romano di chiudere 10-8, alla quarta occasione, con un servizio vincente.

Fino al 4-3 nel secondo, Berrettini si è difeso molto bene, ma alla fine i suoi errori gli costano il break e, infine, anche l’intero set. Berrettini perde e per la seconda volta in 35 giorni, così, dopo la sconfitta di Sinner a Miami, per l’Italia sfuma la possibilità di vedere un proprio rappresentante affiancare Fognini, vittorioso a Montecarlo 2019, sulla vetta di un 1000. Va detto però che il tennis azzurro sta tornando ad alti livelli.

Le chance per i Calgary Flames di occupare un posto ai playoffs della Stanley Cup sono minuscole. Una partita senza punti nelle prossime quattro rimanenti, permetterebbe ai Montréal Canadiens di blindare il quarto posto della North Division che vale addirittura il prossimo turno. In più, a Calgary bisogna sperare che il Montréal perda entrambe le partite che gli restano. L’avversario? La rivale eterna dei Flames, ovvero gli Edmonton Oilers, già qualificati. Serve dunque l’aiuto da parte del nemico.

I Flames hanno dimostrato di crederci ancora, dopo la vittoria di 6:1 sugli Ottawa Senators. Dell’importanza di vincere sono consapevoli anche i giocatori giallorossi: “Se avessimo perso…”, esclama Matthew Tchakuk, autore della terza rete, “saremmo già fuori. Fu una constellazione nella quale sai di essere disposto a vincere”. Anche l’allenatore dei Senators, DJ Smith, ha ammesso di aver visto giocare un’ottima squadra: “Hanno giocato una partita di playoffs, senza lasciare spazio a noi. Sapevano di non poter regalare dei punti all’avversario”.

Alla fine si espone ancora Tchakuk: “Non avrei mai pensato di dover tifare per Edmonton, il nostro eterno rivale”.

Una sconfitta molto pesante per la Juventus: i bianconeri perdono in casa 3-0 contro il Milan che riconquista il terzo posto in classifica. Il rischio di non qualificarsi in Champions League c’è, e ora i problemi diventano seri.

Non si vede un match eccitante nei primi 20 minuti, dato che entrambe le squadre sapevano che qualsiasi rischio potrebbe rivelarsi letale. Da parte della Juve solamente De Ligt (4′) e Chiellini (29′) creano delle occasioni, senza mettere in difficoltà Donnarumma. Il Milan invece? Specialmente Theo Hernandez sulla fascia sinistra riusciva molto bene ad avanzare e ritrovarsi nella metà campo juventina, provando anche un tiro dalla distanza parato da Szczesny (43′). Il polacco respinge il tiro del terzino rossonero, ma non quello di Brahim Diaz due minuti dopo: al termine del primo tempo lo spagnolo prova un tiro a giro insaccando il pallone sotto l’incrocio dei pali (0-1).

Nella ripresa è stata la Juventus a cercare subito il gol del pareggio, mentre il Milan pensava alla difesa senza creare delle occasioni insidiose che però è arrivato pochi istanti dopo: al 58° Chiellini allarga il bracio per “parare” un tiro di Brahim Diaz, concedendo un rigore al Diavolo. Ci ha provato Franck Kessie (normalmente molto sicuro dal dischetto), ma il portiere bianconero gli dice di no, parando il tiro dagli 11 metri.

Speranza? Si! Reazione? Un pò di meno. La squadra guidata da Andrea Pirlo in attacco non ha fatto il suo dovere – specialmente Cristiano Ronaldo non si è visto quasi per niente. È dunque il Milan ad avere le ultime due parole: prima con Rebic (77′) che insacca da 22 metri con uno splendido tiro imparabile per Szczesny e, infine, Tomori che con un colpo di testa porta il risultato sul 3-0 che vale la vittoria importantissima per la Champions League.

Il giovane tennista altoatesino, Jannik Sinner, è una delle maggior sorprese di quest’anno dopo aver raggiunto la finale del Miami Open e facendo parte dei Top 20 a livello mondiale. Questa volta, al “Mutua Madrid Open”, l’avventura di Sinner termina presto, ovvero al secondo turno contro l’australiano Alexej Popyrin, cedendogli due set con il punteggio di 7-6/6-2.

Rafael Nadal, invece, si è presentato in maniera spettacolare, eliminando il giovane connazionale Carlos Alcaraz con un perentorio 6-1, 6-2 nel giorno del suo diciottesimo compleanno che ha dovuto passare senza una vittoria come regalo. Ha esordito sul velluto anche il vincitore di Montecarlo, Stefanos Tsitsipas che ha lasciato solo 3 giochi (6-2, 6-1) al francese Paire. L’impresa di giornata l’ha confezionata lo statunitense John Isner che ha eliminato il n. 11 del mondo, lo spagnolo Bautista Agut, annullando un match-poin nel tie-break decisivo. 

Stasera alle ore 21 la Roma affronterà il Manchester United all’Olimpico dopo il 6-2 incassato all’andata. La sfida sarà tutt’altro che facile, lo sa anche Paulo Fonseca che però si è presentato fiducioso della sua squadra, la quale non allenerà più dalla prossima stagione. Due giorni fa è stato confermato (dai giallorossi stessi) l’arrivo di José Mourinho. Fonseca ha commentato così il suo addio:

“Era arrivato il momento di proseguire il cammino su due strade diverse. Vivrò questo momento con grande normalità. La professionalità è un valore sacro. Voglio fare del mio meglio per la Roma fino all’ultimo giorno. Sono grato di essere stato l’allenatore della Roma in questi due anni. Sono una persona positiva, ho imparato molto e sono cresciuto qui. Mi piace vedere gli aspetti positivi di essere stato allenatore di questa squadra. Sono orgoglioso di questi due anni“. Ovviamente, ha rilasciato anche alcune parole sul suo successore: “Stiamo parlando di un grande allenatore, farà un grande lavoro qui”.

Il pesantissimo 6-2 all’Old Trafford rende il passo in finale praticamente impossibile e Fonseca lo sà. Però, non va dimenticato che recentemente la Roma ha dimostrato di saper ribaltare delle sfide impossibili, come quella contro il Barcellona: dopo il 1-4 al Camp Nou, i ragazzi allenati da Di Francesco stendono i blaugrana con un secco 3-0. Chissà se oggi si vedrà un’altra rimonta? Fonseca, intanto, spiega qual’è l’obiettivo: “Dobbiamo essere sinceri, sappiamo che non sarà facile rimontare 4 gol allo United. Detto questo, daremo tutto. Non ci sono cose impossibili, credo in tutto. Loro sono più freschi perché non hanno giocato contro il Liverpool ma giocare contro di loro non è mai facile. Noi vogliamo vincere e lottare fino alla fine“.

La North Division della NHL resta la più avvicente ed eccitante di quest’anno: i Montréal Canadiens avevano bisogno di una sola vittoria per assicurarsi un posto ai play-offs, quando nel momento decisivo arriva la sconfitta in casa degli Ottawa Senators. La squadra della capitale canadese infila un 5-1 alla squadra guidata da Dominique Ducharme e ferma così la serie di risultati utili per i franco-canadesi. Con una vittoria contro i Toronto Maple Leafs già qualificati, i Canadiens potrebbero prenotare il posto con un attimo di ritardo.

D’altro canto, per fortuna dei rossoblù, hanno perso anche i Calgary Flames, inseguitrice del Montréal: mentre in Québec la qualificazione ai play-offs è stata rinviata, i Winnipeg Jets stanotte si sono laureati come terza squadra della North Division a partecipare alla post-season. Una doppietta a testa di Adam Lowry e Blake Wheeler regalano il successo di 4-0 sul Calgary. Sarà dunque un club tra i Canadiens e i Flames ad agiudicarsi l’ultimo posto libero ai play-offs.

Poche ore dopo l’annuncio dell’addio di Paulo Fonseca dalla Roma, il club giallorosso ha dichiarato che sarà José Mourinho l’uomo a sostituirlo a partire dalla prossima stagione. La Roma lo ha confermato poco fa tramite il proprio profilo Twitter.

Ai microfoni di “The Times”, l’ex allenatore dell’Inter, con la quale ha vinto il triplete nel 2010 ha detto: “Con l’Inter c’è un legame speciale, ma se mi chiamasse una rivale in Italia non ci penserei due volte”.

Anche se il campionato di Serie A si è deciso questo finesettimana con il 19° trionfo dell’Inter, la lotta per la Champions League resta ancora aperta: il corsa ci sono l’Atalanta, la Juventus, il Milan, il Napoli e la Lazio. Per le prime quattro citate, la partecipazione all’Europa meno prestigiosa, ovvero l’Europa League, è sicura. I biancocelesti, però, potrebbero assicurarsi la qualificazione questo sabato a Firenze con una vittoria.

Menzionare la Juventus e l’Europa League nella stessa frase non capita spesso, ma quest’anno non è così scontato, dato che la qualificazione in Champions League per i bianconeri ancora non è sicura. Lo scontro diretto questa domenica contro il Milan sarà decisivo per entrambe le squadre e nello specifico per Cristiano Ronaldo: il portoghese ha dichiarato ufficialmente di voler andare via da Torino dopo il mancato scudetto. Come riferisce la “Gazzetta dello Sport” questa mattina, l’unico modo per convincere “CR7” di restare almeno un altro anno è arrivare tra le prime quattro. La Champions è casa di Ronaldo. Da qui nasce anche uno dei suoi soprannomi, “Mr. Champions League”, considerando che è il miglior marcatore della competizione con ben 134 reti, seguito da Lionel Messi con 120. Giocare in un club che non partecipa alla CL? Per Ronaldo impossibile e non accettabile, per cui in un caso del genere, sarà addio dalla Juventus.

La squadra guidata da Andrea Pirlo ha ancora 4 gare di campionato davanti a sè: il Milan, appunto, Sassuolo, Inter e Bologna. Un calendario tutt’altro che facile, considerando che si aggiunge anche la finale di Coppa Italia contro i bergamaschi, prima del match contro i rossoblù. È un obbiettivo da centrare, se la Juve vuole tenere il campione portoghese.

Gli Edmonton Oilers timbrano il biglietto per i play-offs della National Hockey League. Dopo il successo di 5:3 contro i Vancouver Canucks, la squadra guidata da Dave Tippett fa parte delle prime quattro della North Division e ha messo la qualificazione al sicuro.

Gli Oilers partono bene e passano in vantaggio con Puljujarvi, risponde Schmidt a favore dei Canucks che però crollano nei secondi 20 minuti: segna Barrie su assist del primo marcatore (Puljujarvi) e McDavid, quest’ultimo stesso va a segno alla metà del secondo periodo. Vancouver accorcia le distanze con Miller, ma Kahun ci rimette il vantaggio precedente.

Nel finale i verdeblù segnano il gol del momentaneo 3-4 grazie a Boeser, ma l’ultima parola è ancora una volta di McDavid che segna il suo 31° gol nell’edizione attuale e regala una gioia immensa ai tifosi dell’Edmonton. L’ultima partecipazione ai play-off risale dal 2006 quando il club provieniente dall’Alberta aveva raggiunto la finale contro i Carolina Hurricanes.

Sabato scorso i Detroit Red Wings avevano battuto sorprendentemente i Tampa Bay Lightning, campioni della NHL in carica, per 1-0 ai penalties. Il portiere tedesco, Greiss, parò tutti i 33 tiri dei biancoblù nei 60 minuti regolamentari più supplementari.

Stanotte, però, arriva la rivincita dei Lightning che vanno in vantaggio dopo 16 secondi con Blake Coleman, raddoppia Sergachev al 22′. I Wings accorciano le distanze con Zadina al 34′.

Detroit è la prima squadra ad aver disputato 54 gare nella stagione attuale e la terminerà questo finesettimana con due gare contro i Columbus Blue Jackets. Due incontri che potrebbero rivelarsi decisivi, considerando che i Wings possono ancora raggiungere l’ultimo posto valido per i play-offs nella Central Division. I Lightning, invece, si sono già qualificati in anticipo.