Una sconfitta molto pesante per la Juventus: i bianconeri perdono in casa 3-0 contro il Milan che riconquista il terzo posto in classifica. Il rischio di non qualificarsi in Champions League c’è, e ora i problemi diventano seri.

Non si vede un match eccitante nei primi 20 minuti, dato che entrambe le squadre sapevano che qualsiasi rischio potrebbe rivelarsi letale. Da parte della Juve solamente De Ligt (4′) e Chiellini (29′) creano delle occasioni, senza mettere in difficoltà Donnarumma. Il Milan invece? Specialmente Theo Hernandez sulla fascia sinistra riusciva molto bene ad avanzare e ritrovarsi nella metà campo juventina, provando anche un tiro dalla distanza parato da Szczesny (43′). Il polacco respinge il tiro del terzino rossonero, ma non quello di Brahim Diaz due minuti dopo: al termine del primo tempo lo spagnolo prova un tiro a giro insaccando il pallone sotto l’incrocio dei pali (0-1).

Nella ripresa è stata la Juventus a cercare subito il gol del pareggio, mentre il Milan pensava alla difesa senza creare delle occasioni insidiose che però è arrivato pochi istanti dopo: al 58° Chiellini allarga il bracio per “parare” un tiro di Brahim Diaz, concedendo un rigore al Diavolo. Ci ha provato Franck Kessie (normalmente molto sicuro dal dischetto), ma il portiere bianconero gli dice di no, parando il tiro dagli 11 metri.

Speranza? Si! Reazione? Un pò di meno. La squadra guidata da Andrea Pirlo in attacco non ha fatto il suo dovere – specialmente Cristiano Ronaldo non si è visto quasi per niente. È dunque il Milan ad avere le ultime due parole: prima con Rebic (77′) che insacca da 22 metri con uno splendido tiro imparabile per Szczesny e, infine, Tomori che con un colpo di testa porta il risultato sul 3-0 che vale la vittoria importantissima per la Champions League.

Mancano pochi giri di orologio al fischio d’inizio di Juventus-Milan, il big match della 35° giornata di Serie A. Ecco le formazioni ufficiali riportate da “Tuttosport”:

JUVE (4-4-2): Szczesny; Cuadrado, De Ligt, Chiellini, Alex Sandro; McKennie, Bentancur, Rabiot, Chiesa; Morata, Ronaldo. Allenatore:Pirlo

A disposizione: Buffon, Pinsoglio; Bonucci, Danilo, Demiral; Arthur, Bernardeschi, Kulusevski, Ramsey; Dybala.

MILAN (4-2-3-1): G. Donnarumma; Calabria, Kjaer, Tomori, Hernández; Bennacer, Kessie; Saelemaekers, Díaz, Çalhanoglu; Ibrahimovic. Allenatore: Pioli.

A disposizione: Tatarusanu; Dalot, Gabbia, Kalulu, Romagnoli; Hauge, Krunic, Meïte, Tonali; Leão, Mandzukic, Rebic.

L’uomo della gara sarà Valeri di Roma.

Per seguire la diretta dell’incontro basta visitare i siti mondobianconero.com oppure soloxmilanisti.com.

All’andata è stato lui l’uomo della gara, ora per il ritorno la sua presenza era in bilico: Federico Chiesa torna a disposizione di Andrea Pirlo è potrebbe scendere in campo proprio contro il Milan, al quale segnò una doppietta nel 3-1 a San Siro. C’è anche l’opzione di far giocare Paulo Dybala al suo posto per sostenere l’inesauribile Cristiano Ronaldo. Per questo, Pirlo è ancora in cerca del sistema giusto per stendere nuovamente i rossoneri di Stefano Pioli, come riferisce “La Repubblica”.

L’ex Fiorentina sarà uno dei più osservati in campo, se dovesse tornare. A San Siro è stato un pieno duello con Theo Hernandez, vinto nettamente dall’esterno italiano. Bisogna vedere se sarà al top della forma dopo aver saltato tre partite a causa di un problema muscolare. La Juve avrà addiriturra bisogno di forze come lui per battere il Milan che è a pari punti e ugualmente in piena corsa per la Champions League.

Anche se il campionato di Serie A si è deciso questo finesettimana con il 19° trionfo dell’Inter, la lotta per la Champions League resta ancora aperta: il corsa ci sono l’Atalanta, la Juventus, il Milan, il Napoli e la Lazio. Per le prime quattro citate, la partecipazione all’Europa meno prestigiosa, ovvero l’Europa League, è sicura. I biancocelesti, però, potrebbero assicurarsi la qualificazione questo sabato a Firenze con una vittoria.

Menzionare la Juventus e l’Europa League nella stessa frase non capita spesso, ma quest’anno non è così scontato, dato che la qualificazione in Champions League per i bianconeri ancora non è sicura. Lo scontro diretto questa domenica contro il Milan sarà decisivo per entrambe le squadre e nello specifico per Cristiano Ronaldo: il portoghese ha dichiarato ufficialmente di voler andare via da Torino dopo il mancato scudetto. Come riferisce la “Gazzetta dello Sport” questa mattina, l’unico modo per convincere “CR7” di restare almeno un altro anno è arrivare tra le prime quattro. La Champions è casa di Ronaldo. Da qui nasce anche uno dei suoi soprannomi, “Mr. Champions League”, considerando che è il miglior marcatore della competizione con ben 134 reti, seguito da Lionel Messi con 120. Giocare in un club che non partecipa alla CL? Per Ronaldo impossibile e non accettabile, per cui in un caso del genere, sarà addio dalla Juventus.

La squadra guidata da Andrea Pirlo ha ancora 4 gare di campionato davanti a sè: il Milan, appunto, Sassuolo, Inter e Bologna. Un calendario tutt’altro che facile, considerando che si aggiunge anche la finale di Coppa Italia contro i bergamaschi, prima del match contro i rossoblù. È un obbiettivo da centrare, se la Juve vuole tenere il campione portoghese.

Il Milan di Stefano Pioli è tornato a vincere dopo aver perso contro il Sassuolo e la Lazio: a San Siro contro il Benevento i rossoneri vincono per 2-0 grazie alle reti di Hakan Calhanoglu e Theo Hernandez.

Seriva una reazione ed è arrivata: la partita inizia bene per il Diavolo che passa in vantaggio al 6′ con Calhanoglu dopo uno splendido assist di Alexis Saelemaekers – nulla da fare per Montipo. Il Benevento cerca di rispondere, senza però di intimidire il portiere rossonero, Gianluigi Donnarumma che ancora non ha accettato l’offerta del Milan e si avvicina sempre di più alla Juventus. Si chiudono dunque sul punteggio di 1-0 per il Milan i primi 45 minuti dell’incontro.

Nella ripresa è Sandro Tonali a sostituire Ismael Bennacer che rischiava l’espulsione prima dell’intervallo. Il Diavolo spinge e si guadagna il secondo gol della sera con Theo al 60′ – dopo ben 17 tiri in porta. Oltre ad una solida prestazione difensiva del Milan e alcune occasioni sprecate dagli attaccanti giallorossi, la partita non offre altri particolari e termina così a favore dei rossoneri che tornano (momentaneamente) al 2° posto in classifica. Servirà un passo falso da parte dell’Atalanta, il Napoli e la Juventus per restare secondi. Anche perché in questa maniera, la squadra di Pioli arriverebbe con qualche vantaggio alla sfida contro i bianconeri in programma questa domenica alle ore 20.45.

Intervenuto nel postmatch di Lazio-Milan, Simone Inzaghi ha commentato la prestazione dei suoi ragazzi, parlando nello specifico del secondo gol biancoceleste. Il raddoppio di Correa è legato a varie polemiche da parte dei rossoneri per un presunto intervento irregolare su Hakan Calhanoglu. Per il tecnico dei romani si tratta solamente di scuse. Ecco alcune delle sue parole:

“E’ stata una vittoria netta, schiacciante. Abbiamo fatto una grande partita. Dispiace che si parli di episodi dopo una vittoria così netta… Avevo buonissime sensazioni: sapevamo che per noi era una finale perché era l’ultima chance per rimanere attaccati ai primi posti e di solito noi le finali le giochiamo così. A Napoli è stata una partita strana dove ci siamo trovati sotto con due episodi strani, ma ci siamo lasciati tutto alle spalle. Abbiamo reagito nel migliore dei modi”.

Su Correa si esprime così:

“E’ un grandissimo giocatore, ho la fortuna di allenarlo e quando sta bene dimostra di giocare le partite nel migliore dei modi. Soprattutto queste contro le grandi”. Il successo rilancia le ambizioni Champions dei biancocelesti: “Noi dobbiamo cercare di arrivare alla fine senza problematiche. Adesso avremo due partite e poi le ultime tutte ravvicinate, dovremo essere bravi a gestire le prossime. Guardiamo avanti e pensiamo che saremo in Europa per il 5° anno di fila, speriamo di essere in quella dei primi 4 posti ed è senz’altro un grande obiettivo. Nel gruppone davanti mi sembra che siano tutte attrezzate; ho visto il Milan che ha trovato una grande Lazio”, conclude.

Si spera di raggiungere (finalmente) la Champions League dopo ben 7 anni di assenza, ma la lotta potrebbe rivelarsi più che difficile. Il Milan che dopo le sconfitte contro il Sassuolo (1-2) e la Lazio (0-3) si ritrova al 5° posto in classifica, potrebbe non farcela ancora una volta. Lo sconforto e la rabbia sono comprensibili – specialmente considerando il fatto che prima della giornata di ieri, i rossoneri erano ancora secondi. Sorridono intanto l’Atalanta, il Napoli e la Juventus che sorpassano la squadra di Pioli dopo il passo falso a Roma. Ancora mancano 5 giornate da disputare, ma continuando così, la lotta per il trofeo più importante a livello europeo potrebbe finire clamorosamente per il Diavolo.

Benevento, Torino, Juve, Cagliari e Atalanta – sono questi gli avversari che il Milan deve ancora affrontare. Allo Stadium e a Bergamo saranno due scontri diretti, probabilmente decisivi per arrivare (come minimo) al quarto posto. Questo sabato alle ore 20.45 saranno i giallorossi a venire a San Siro in cerca di punti per la salvezza. C’è dunque un altro svantaggio per il club di Via Aldo Rossi: da una parte affronterà squadre che sperano di salvarsi, dall’altra, invece, quelle che vogliono la Champions come i rossoneri stessi. La squadra di Pioli non può permettersi un altro fallimento contro i campani. Altrimenti, la loro stagione potrebbe chiudersi con 4 giornate d’anticipo.

Zlatan Ibrahimovic ha prolungato il suo contratto con il Milan fino al 2022. Lo svedese vestirà per un altro anno la maglia rossonera, guadagnando ben 7 milioni di euro bonus compresi. La trattativa con Ibrahimovic si è rivelata molto facile rispetto a quelle con Gianluigi Donnarumma e Hakan Calhanoglu, entrambi in scadenza.

A riferirlo è la società rossonera tramite un comunicato ufficiale, sottolineando che “è la squadra italiana con cui Zlatan ha collezionato il maggior numero di presenze e, dopo le 84 reti realizzate nelle 130 partite giocate nella sua carriera milanista, il campione svedese vestirà la maglia rossonera anche la prossima stagione”.

“Sono molto felice, aspettavo questo giorno. Il Milan è casa mia, sono felice e sto bene. Sono contento di come mi fanno sentire in questo club, dal mister ai tifosi che mi mancano tanto. Se posso restare per tutta la vita, io resto”. Queste le prime parole di Zlatan Ibrahimovic “Lavorare con mister Pioli è stato molto facile, ha la giusta mentalità. Ogni giorno ha questa energia, trasforma la squadra, vuole il massimo da tutti”, aggiunge il 39enne svedese ai microfoni di Milan Tv.

È stata una storia d’amore molto corta, quella della Superlega e la maggioranza dei presunti partecipanti inglesi e spagnoli. Ora si sono esposte anche le squadre italiane, ovvero Inter, Milan e Juventus. Si temevano delle sanzioni, ma ora, il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ne ha parlato con più dettaglio, come riferito da “La Repubblica”: “Non ho in programma incontri con i vertici dei tre club. Lunedì c’è il consiglio federale, non ci sono forme di processi, condanne o vendette trasversali” ha spiegato. “Noi abbiamo difeso strenuamente i confini dei valori e delle regole del mondo del calcio e pare che tutto sia tornato alla normalità ma è un alert che deve farci riflettere sul fatto che qualcosa non funziona. Sanzioni? No, assolutamente non si può sanzionare un’idea che non si è concretizzata”.

Anche dall’estero arrivano delle voci da persone che conoscono molto bene il calcio italiano. Una è Zbigniew Boniek, ex calciatore di Roma e Juventus e attuale presidente della Federcalcio polacca (PZPN). Fin da subito, Boniek non è stato soddisfatto del progetto in generale: “Andremo avanti il calcio ha bisogno di cambiare e di rinnovarsi, non ci sono dubbi. Però, la Superlega non aveva proprio ragione di esistere. Ma che progetto era? Le squadre già giocano in una competizione di alto livello, quelle squadre in particolare, c’è la Champions League che ora sarà anche cambiata. In Champions si accede per meriti sportivi e i soldi vengono divisi fra tutte le squadre partecipanti. Invece con la Superlega, il denaro restava in quell’ambito e al posto dei meriti sportivi si entrava per quelli di business. Inconcepibile. E il bello del calcio dov’è?”.

Il calcio ha contribuito a forgiare le personalità e gli interessi di intere generazioni per più di un secolo, fino a diventare un movimento inscindibile della cultura europea e mondiale, nonché lo sport più seguito, con una stima di 4 miliardi di tifosi in tutto il mondo. Una storia longeva che, senza contare i numerosi precursori come il calcio fiorentino, nasce a Sheffield con la fondazione del primo club professionistico nel 1857 e il calcio diviene presto il passatempo principale della working class inglese, grazie alla sua semplicità e al suo divertimento garantito. Nei tre decenni successivi, la sua diffusione a livello internazionale è inarrestabile e lo rende lo sport di massa per eccellenza. Tutta questa premessa storica è fondamentale per inquadrare l’essenza di una passione che ha coinvolto miliardi di persone in tutto il mondo e che oggi, nel 2021, rischia di morire sotto i colpi della finanza sfrenata. Il progetto, messo in piedi dai grandi club europei e ufficializzato la scorsa notte tra lo scalpore generale, consiste nella creazione di una competizione ristretta ai club fondatori (Milan, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham), con l’aggiunta di alcune squadre ammesse su invito degli stessi. Oltre alle tre italiane, sono proprio i sei maggiori club inglesi a scegliere di tradire una tradizione secolare, sviluppatasi nella loro stessa nazione, mentre Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Psg e Porto hanno rifiutato con decisione di entrare in questo gruppo elitario. Tutto ciò verrà finanziato da Jp Morgan, come annunciato da un portavoce della banca statunitense, e saranno messi a disposizione 3,5 miliardi da dividere tra le società fondatrici “per supportare i loro pani di investimento infrastrutturale e per fronteggiare l’impatto della pandemia”.

“Sono un tifoso del Manchester United da 40 anni ma sono disgustato, in particolare dalla mia squadra e dal Liverpool. Voglio dire, il Liverpool è il club del “You’ll Never Walk Alone”, il “Fans Club” o il “The People’s Club”, e poi il Manchester United, è stato creato da gente nata e cresciuta attorno a Old Trafford più di 100 anni fa; non è accettabile che vogliano entrare in un torneo senza competizione, dal quale non puoi essere retrocesso. Dobbiamo rivedere il potere calcistico di questo paese partendo dai club che dominano e comandano la Premier League, compreso il mio club. Quello che stiamo vedendo è semplice avarizia, nient’altro. I proprietari dello United e del Liverpool, ma anche del City e del Chelsea sono degli impostori; non hanno niente a che vedere con il calcio in Inghilterra. Questo paese ha più di 150 anni di storia calcisticamente parlando, e coloro che devono essere protetti sono i tifosi di questi club che per decadi hanno tifato e supportato la loro squadra in qualsiasi situazione.”.

– Gary Neville

Fifa, Uefa e tutti gli enti nazionali si sono schierati contro questo progetto e ora si è pronti per una guerra che non porterà alcun vantaggio al movimento. Sicuramente tutto ciò deriva da scelte discutibili come l’attuazione del fair play finanziario, quando bastava forse imporre un tetto salariale e qualche altra riforma più razionale per contenere i costi, ma la direzione intrapresa da Florentino Perez e company non può essere giustificata da alcuni errori di gestione, seppur gravi, degli ultimi dieci anni: è vero che le grandi società non riescano più a garantire stipendi altisonanti ai top player e agli allenatori senza andare in perdita, ma lo scopo di questa operazione consiste nell’implementare la loro potenza economica. Non si sta parlando più di squadre di calcio, ma di multinazionali quotate in borsa che diventano indipendenti, con il solo obiettivo di aumentare i guadagni. Questa è la strada in cui si era imbattuto il calcio moderno già da tanto, ma oggi 19 aprile 2021 siamo arrivati al punto di non ritorno, in cui ne esce sconfitta anche l’ultima parvenza di competizione sportiva che era rimasta. Al momento Fifa e Uefa minacciano l’esclusione da tutti i campionati, da tutte le coppe e anche dai Mondiali ed Europei per i giocatori che militano nelle squadre in questione, e forse la linea dura è davvero l’unico modo per preservare il mondo del calcio, poiché la partecipazione di una Juventus, di un Milan e di un Inter miliardari nel campionato di Serie A significherebbe provocare un divario incolmabile con chiunque altro, e le imprese di squadre minori come l’Atalanta di Percassi, il Parma di Tanzi o il Leicester in Inghilterra non sarebbero più possibili. Si preannuncia una scissione clamorosa, ma la speranza è che qualcuna di queste squadre ritratti la sua posizione, mentre ogni ente, ogni governo e gran parte dell’opinione pubblica non ha dubbi nel disdegnare questa soluzione a favore dei soliti potenti, anche perché il concetto di sport rischia di perdere la sua identità basata da sempre sulla sana competizione. Non è solo una questione economica ma etica: si deve evitare a tutti i costi che lo sport più popolare si tramuti in mero entertainment elitario.