Stasera alle ore 21 la Roma affronterà il Manchester United all’Olimpico dopo il 6-2 incassato all’andata. La sfida sarà tutt’altro che facile, lo sa anche Paulo Fonseca che però si è presentato fiducioso della sua squadra, la quale non allenerà più dalla prossima stagione. Due giorni fa è stato confermato (dai giallorossi stessi) l’arrivo di José Mourinho. Fonseca ha commentato così il suo addio:

“Era arrivato il momento di proseguire il cammino su due strade diverse. Vivrò questo momento con grande normalità. La professionalità è un valore sacro. Voglio fare del mio meglio per la Roma fino all’ultimo giorno. Sono grato di essere stato l’allenatore della Roma in questi due anni. Sono una persona positiva, ho imparato molto e sono cresciuto qui. Mi piace vedere gli aspetti positivi di essere stato allenatore di questa squadra. Sono orgoglioso di questi due anni“. Ovviamente, ha rilasciato anche alcune parole sul suo successore: “Stiamo parlando di un grande allenatore, farà un grande lavoro qui”.

Il pesantissimo 6-2 all’Old Trafford rende il passo in finale praticamente impossibile e Fonseca lo sà. Però, non va dimenticato che recentemente la Roma ha dimostrato di saper ribaltare delle sfide impossibili, come quella contro il Barcellona: dopo il 1-4 al Camp Nou, i ragazzi allenati da Di Francesco stendono i blaugrana con un secco 3-0. Chissà se oggi si vedrà un’altra rimonta? Fonseca, intanto, spiega qual’è l’obiettivo: “Dobbiamo essere sinceri, sappiamo che non sarà facile rimontare 4 gol allo United. Detto questo, daremo tutto. Non ci sono cose impossibili, credo in tutto. Loro sono più freschi perché non hanno giocato contro il Liverpool ma giocare contro di loro non è mai facile. Noi vogliamo vincere e lottare fino alla fine“.

Dopo il crollo totale contro il Manchester United, l’allenatore della Roma, Fonseca, nel post-mach ha cercato di spiegare quale sia stato il punto di riferimento che ha portato i giallorossi verso il 6-2. Ecco le sue parole riferite da “La Repubblica”:

Siamo stati molto condizionati dagli infortuni: abbiamo perso 3 giocatori e non ho avuto la possibilità di cambiare nella ripresa. Smalling e Diawara erano in difficoltà, è successo di tutto. E’ stato un secondo tempo pesante e difficile. Purtroppo siamo rientrati in campo poco aggressivi e abbiamo lasciato spazio agli avversari. Dopo il terzo gol la squadra non ha avuto la forza mentale di ritrovare equilibrio. Problema tattico? No, avevamo preparato bene la partita come ha dimostrato il primo tempo dove non abbiamo concesso opportunità. La scelta dei giocatori è stata logica, ma abbiamo perso giocatori importanti. Il problema è che nel secondo tempo non abbiamo avuto forza mentale”.

Dal punto di vista del tecnico giallorosso, il terzo gol concesso dalla Roma è stato il momento chiave:

“Arrivare in semifinale e fare questo primo tempo contro lo United resta comunque qualcosa di positivo”, ribatte Fonseca. “Dimostra che la squadra può lottare per qualcosa di importante. Purtroppo nel secondo tempo abbiamo sbagliato tutto. Quando avevamo la palla avremmo dovuto attaccare. Siamo andati in difficoltà mentale, non abbiamo reagito al terzo gol. Lo abbiamo accusato troppo. Non scappo. È logico che se le cose vanno male è anche colpa mia, sono il principale responsabile, sono sempre qui ad assumerle in tutti momenti. Si sta chiudendo il mio capitolo con la Roma?  Vediamo, in questo momento è difficile parlare. Ne parleremo più avanti. Ora dobbiamo essere equilibrati, non è il tempo giusto per questo. Il ritorno? È difficile, vediamo soprattutto se riuscirò a recuperare qualche giocatore…”.

È il giorno di Manchester United-Roma. Il giorno in cui l’unica squadra italiana rimasta ancora in una competizione europea cercherà di fare un altro passo avanti verso la conquista dell’Europa League. Vincere il titolo garantirebbe l’accesso alla Champions League, considerando che in classifica i giallorossi sono settimi, attualmente. Attraverso il campionato, dunque, è impossibile raggiungerla.

Ai microfoni di “La Repubblica”, il tecnico dei romani, Fonseca, ha parlato dell’incontro odierno:

“Siamo consci dell’importanza di questo impegno e per noi è fondamentale avvertire il sostegno dei tifosi, che ci hanno dato una carica in più. Siamo motivati e vogliamo regalare loro un grande momento”, spiega Fonseca in conferenza stampa. “Affronteremo una grande squadra, forse la favorita per vincere la competizione. Abbiamo preparato bene la gara. Sappiamo che sarà difficile, rispettiamo il Manchester United ma abbiamo le nostre ambizioni“, aggiunge.

Al suo fianco, anche Smalling è intervenuto ai microfoni di vari media: “Personalmente sto bene e se il mister vorrà sono pronto per giocare novanta minuti. Voglio dare il mio contributo, conosciamo l’importanza di questa sfida e ci piacerebbe dare ai tifosi un motivo per essere orgogliosi”. Chris Smalling ci tiene a fare bene contro la sua ex squadra e non nasconde che la partita avrà un sapore tutto particolare per lui: “Si sfidano due club che fanno parte della mia carriera. Sarà emozionante perché di fatto conosco ogni giocatore in campo”.

Il calcio ha contribuito a forgiare le personalità e gli interessi di intere generazioni per più di un secolo, fino a diventare un movimento inscindibile della cultura europea e mondiale, nonché lo sport più seguito, con una stima di 4 miliardi di tifosi in tutto il mondo. Una storia longeva che, senza contare i numerosi precursori come il calcio fiorentino, nasce a Sheffield con la fondazione del primo club professionistico nel 1857 e il calcio diviene presto il passatempo principale della working class inglese, grazie alla sua semplicità e al suo divertimento garantito. Nei tre decenni successivi, la sua diffusione a livello internazionale è inarrestabile e lo rende lo sport di massa per eccellenza. Tutta questa premessa storica è fondamentale per inquadrare l’essenza di una passione che ha coinvolto miliardi di persone in tutto il mondo e che oggi, nel 2021, rischia di morire sotto i colpi della finanza sfrenata. Il progetto, messo in piedi dai grandi club europei e ufficializzato la scorsa notte tra lo scalpore generale, consiste nella creazione di una competizione ristretta ai club fondatori (Milan, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham), con l’aggiunta di alcune squadre ammesse su invito degli stessi. Oltre alle tre italiane, sono proprio i sei maggiori club inglesi a scegliere di tradire una tradizione secolare, sviluppatasi nella loro stessa nazione, mentre Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Psg e Porto hanno rifiutato con decisione di entrare in questo gruppo elitario. Tutto ciò verrà finanziato da Jp Morgan, come annunciato da un portavoce della banca statunitense, e saranno messi a disposizione 3,5 miliardi da dividere tra le società fondatrici “per supportare i loro pani di investimento infrastrutturale e per fronteggiare l’impatto della pandemia”.

“Sono un tifoso del Manchester United da 40 anni ma sono disgustato, in particolare dalla mia squadra e dal Liverpool. Voglio dire, il Liverpool è il club del “You’ll Never Walk Alone”, il “Fans Club” o il “The People’s Club”, e poi il Manchester United, è stato creato da gente nata e cresciuta attorno a Old Trafford più di 100 anni fa; non è accettabile che vogliano entrare in un torneo senza competizione, dal quale non puoi essere retrocesso. Dobbiamo rivedere il potere calcistico di questo paese partendo dai club che dominano e comandano la Premier League, compreso il mio club. Quello che stiamo vedendo è semplice avarizia, nient’altro. I proprietari dello United e del Liverpool, ma anche del City e del Chelsea sono degli impostori; non hanno niente a che vedere con il calcio in Inghilterra. Questo paese ha più di 150 anni di storia calcisticamente parlando, e coloro che devono essere protetti sono i tifosi di questi club che per decadi hanno tifato e supportato la loro squadra in qualsiasi situazione.”.

– Gary Neville

Fifa, Uefa e tutti gli enti nazionali si sono schierati contro questo progetto e ora si è pronti per una guerra che non porterà alcun vantaggio al movimento. Sicuramente tutto ciò deriva da scelte discutibili come l’attuazione del fair play finanziario, quando bastava forse imporre un tetto salariale e qualche altra riforma più razionale per contenere i costi, ma la direzione intrapresa da Florentino Perez e company non può essere giustificata da alcuni errori di gestione, seppur gravi, degli ultimi dieci anni: è vero che le grandi società non riescano più a garantire stipendi altisonanti ai top player e agli allenatori senza andare in perdita, ma lo scopo di questa operazione consiste nell’implementare la loro potenza economica. Non si sta parlando più di squadre di calcio, ma di multinazionali quotate in borsa che diventano indipendenti, con il solo obiettivo di aumentare i guadagni. Questa è la strada in cui si era imbattuto il calcio moderno già da tanto, ma oggi 19 aprile 2021 siamo arrivati al punto di non ritorno, in cui ne esce sconfitta anche l’ultima parvenza di competizione sportiva che era rimasta. Al momento Fifa e Uefa minacciano l’esclusione da tutti i campionati, da tutte le coppe e anche dai Mondiali ed Europei per i giocatori che militano nelle squadre in questione, e forse la linea dura è davvero l’unico modo per preservare il mondo del calcio, poiché la partecipazione di una Juventus, di un Milan e di un Inter miliardari nel campionato di Serie A significherebbe provocare un divario incolmabile con chiunque altro, e le imprese di squadre minori come l’Atalanta di Percassi, il Parma di Tanzi o il Leicester in Inghilterra non sarebbero più possibili. Si preannuncia una scissione clamorosa, ma la speranza è che qualcuna di queste squadre ritratti la sua posizione, mentre ogni ente, ogni governo e gran parte dell’opinione pubblica non ha dubbi nel disdegnare questa soluzione a favore dei soliti potenti, anche perché il concetto di sport rischia di perdere la sua identità basata da sempre sulla sana competizione. Non è solo una questione economica ma etica: si deve evitare a tutti i costi che lo sport più popolare si tramuti in mero entertainment elitario.

Ai microfoni di “Reuters”,Sir Alex Ferguson ha detto la sua sulla nuova Superlega che ha preso ufficialmente vita questa notte. Così si è espresso l’ex tecnico e manager del Manchester United.

La SuperLega vuol dire rinnegare 70 anni di calcio europeo. Da allenatore dell’Aberdeen vincere la Coppa delle Coppe è stato come scalare il monte Everest. L’Everton ora sta spendendo 500 milioni di sterline per il nuovo stadio, con l’ambizione di giocare in Champions. I tifosi amano la competizione così com’è ora”.

Parole dette da un allenatore che è stato per 27 anni l’allenatore dei “Red Devils”, conoscendo molto bene il palcoscenico del calcio europeo. Considerare la nuova lega la “fine del calcio” (come spiegano tanti tifosi nelle loro proteste) non è dunque così sbagliato.

I quarti di finale di Europa League non regalano nessuna sorpresa: avanzano la Roma, il Manchester United, l’Arsenal e il Villarreal. Ancora una volta dominano le inglesi, mantenendo possibile l’opzione di un’altra finale composta da due squadre dall’isola come nel 2019.

Il Manchester non ha difficoltà contro il Granada, battuto 2-0 sia all’andata che al ritorno. Basta un gol di Edinson Cavani e una autorete di Vallejo nel finale del secondo tempo. Ai Red Devils potrebbero bastare due successi per riconquistare l’EL come nel 2017.

Spazzato via anche lo Slavia Praga dall’altra componente inglese. I Gunners stendono la capitale ceca con un 4-0 secco, segnando i primi tre gol prima dell’intervallo. Alexandre Lacazette va a segno due volte. Vittoria schiacciante dell’Arsenal nonostante l’assenza di Pierre-Emerick Aubemayang. Il gabunense è stato in ospedale dopo aver annunciato di aver contratto la malaria. “Nelle ultime due settimane non mi sentivo me stesso, presto rientrerò più forte che mai”, ha detto Auba.

L’avversario dell’Arsenal sarà il Villarreal, vincente contro la Dinamo Zagabria per 2-1 (1-0 all’andata). Segnano Paco Alcacer e Gerard Moreno per gli spagnoli che a pochi minuti dal termine subiscono gol da Orsic.