Mattarella e Draghi ci fanno festeggiare la Repubblica, regalandoci parole di ottimismo.
Entrambi hanno parlato di una ripresa evidente e di un futuro di grande respiro.
D’altra parte, da ieri è legge (d.l. 77/2021) il sistema delle regole base per il funzionamento dei flussi del Recovery Fund; il piano vaccinale va avanti, insieme alle riaperture; una GIP, pur assumendosi il rischio di non prendere più il caffè con una PM meno avveduta circa la distinzione tra le funzioni e le garanzie del processo, ha censurato con coraggio le conclusioni di indagini prima mediatiche, che negli atti, e Vendola ha cominciato a urlare contro la magistratura, quasi controcanto alle parole di quello che mi pare un nuovo sagacissimo gestore di potere, senza vincoli ideologici, né etici e, per fortuna sua, neanche tecnici: s. Luigi Di Maio.
Piccoli segnali che fanno ben sperare.
Insieme allo scioglimento progressivo dei partiti e dei leader che hanno accompagnato la fase crepuscolare della seconda repubblica, che aspetta a manifestarsi alla comparsa del primo movimento Draghianissimo.
Ora basterebbe che ci chiarissero se abbiamo deciso inconsapevolmente per un periodo di affidamento al Dictator Cincinnatus oppure solamente per riprogrammare più avanti il dibattito democratico, e potremmo senz’altro tornare a vivere nella normalità.
Anelito fortissimo. Al quale siamo disposti a sacrificare tutto.
E la cui soddisfazione appare ormai in traluce, per esempio nella chiusura della vicenda Atlantia o nella nomina a cavaliere dell’ineffabile John Elkann, il cui merito non so se sia aver devastato la rete dei giornali locali dell’ex gruppo Repubblica; normalizzato la stampa nazionale; aver esportato Fiat in Francia o aver garantito informalmente a qualcuno che non verrà escussa la garanzia statale, per i prestiti funzionali alla distribuzione di utili necessaria alla fusione in Stellantis di Fiat.
Ah… l’11 comincia anche l’Europeo di Calcio.
Che si vuole di più dalla vita?

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