Sta cominciando l’estate, anche meteorologica. E con essa, l’Europeo. Per di più, i dati sull’andamento del Covid vengono proposti in maniera da minimizzare ogni allarme, né vi è traccia, sui giornali, di alcun dato di crisi.
È poco probabile, allora, che nel paese del cielo sempre più blu abbiano una qualsiasi eco concreta due notizie, che hanno per di più il limite di apparire “tecniche”: che dei pubblici ministeri, esperti e noti, siano stati inquisiti da loro colleghi, per aver nascosto una prova a favore degli indagati, in un processo influente anche sui destini internazionali della più grande (e pubblica) impresa nazionale; che l’Agenzia delle Entrate ha dovuto ritornare ai santi vecchi, perché ha dovuto confessare di non poter utilizzare, per ragioni di privacy (?), gli armadi di dati raccolti sui contribuenti.
Eppure sono notizie che danno la misura del fiato corto e mefitico del nostro sistema, perché denunciano, entrambe, che son saltati i freni; che ormai le garanzie girano all’incontrario di come dovrebbero, che siano quelle della funzione pubblica dell’accusa penale o quelle per la privatezza, incapaci di tutelarci da facebook, ma efficacissime contro lo stato.
Un popolo sano ne sarebbe allarmato; se ne sentirebbe ferito e cercherebbe di raccogliere le forze per reagire.
Per noi, invece, è tempo di guardare le partite di pallone, mentre il nostro ex primo ministro deve inventarsi una scusa non scusante per non imbrattarsi la pochette con le iniziative anti-atlantiche del movimento che rappresenta, proprio alla vigilia del G7 in cui l’Europa invoca un più forte atlantismo (forse di maniera; forse da ridotta) e mentre il nostro ex ministro dell’economia pensa sia cool suonar di chitarra contro i suoi avversari.
Oh, il mandolino…

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