Il 3 Luglio rappresenta il termine ultimo entro cui, così come stabilito dall’Unione Europea, tutti i Paesi membri devono recepire la Sup, Single use plastic o “direttiva salvamare”, e soprattutto adeguarsi.
DIRETTIVA SALVAMARE – Una vera e propria offensiva, il cui principale obiettivo è quello di mettere un freno all’inquinamento che sta soffocando i nostri mari, Mar Mediterraneo compreso. Da uno studio della Commissione europea, infatti, risulta che i principali responsabili dell’inquinamento delle nostre acque sono proprio i prodotti di plastica usa e getta. Era nell’aria da tempo, ma dal 3 Luglio molte delle nostre abitudini cambieranno; i Paesi dell’Unione, dunque, saranno obbligati a vietare la produzione e la vendita di prodotti monouso in plastica, compresa anche quella biodegradabile. Il divieto non riguarderà solo i prodotti da cucina (piatti, bicchieri, posate, bottiglie, cannucce), bensì anche il packaging alimentare che dovrà essere o di carta o al massimo di plastica biodegradabile al 100%, alcuni prodotti da bagno (assorbenti, cotton-fioc, tamponi e salviette igienizzanti), e i protagonisti indiscussi delle feste, i palloncini!!! In realtà, saranno colpiti anche il settore della pesca con lenze e reti, e i fumatori con i filtri di sigaretta.
SANZIONI – Il rischio per chi disobbedisce è quello di subire una procedura di infrazione. Bruxelles ammette una sola eccezione, che riguarda i manufatti lavabili e riutilizzabili. Dal canto suo, l’Italia ha recepito la direttiva, con un’ampia maggioranza in Senato, già da Aprile.
L’ALTERNATIVA NON CONVINCE – Al contrario di quello che si può pensare, la proposta alternativa dell’Europa non è rappresentata né dai prodotti riciclati e né da quelli biodegradabili; l’alternativa su cui si punta è il lavaggio e il riuso. Un’alternativa che però non convince, dato che secondo molti studiosi, il maggiore utilizzo di acqua, detergenti ed energia, necessario a praticare questa proclamata alternativa, non farebbe altro che peggiorare l’impatto ambientale, oltre che i problemi di igiene e sicurezza sanitaria, imposti dalla recente pandemia. Il disappunto alla direttiva, non arriva solo da esponenti del governo italiano, ma anche da altri.