Ai tempi del recovery fund si fa un gran parlare d’innovazione mentre si parla molto meno di formazione e scuola. Sostanzialmente l’unico intervento effettuato a favore (??) della scuola è stato l’acquisto di banchi a rotelle per 119 milioni di euro al fine di scongiurare il sopraggiungere della seconda ondata di pandemia. Si è investito poco o punto, sia a livello di scuola che a livello di università, sia sugli aspetti contingenti (ossia come fare una didattica passabile al tempo del lock down) che sugli aspetti prospettici (ossia come impostare la didattica negli anni futuri). Il risultato è stato drammatico come ho potuto rendermene conto facendo lezione questo semestre. Gli studenti del primo anno sono molto fragili, molto più fragili di quello che mi ricordassi. Mia impressione fallace o fragilità determinata dall’ultimo anno al liceo passato in DAD? Forse l’esame di maturità rappresenta veramente uno spartiacque, quasi una iniziazione. Un anno importante come quello della maturità spazzato via dalla pandemia ha avuto conseguenze gravi e permanenti. Sicuramente, invece di spendere in banchi a rotelle si sarebbe dovuto investire per evitare il ripetersi di questo grave contrattempo. Ad esempio si sarebbero dovuto dotare gli insegnanti sia di competenze che di strumentazione atta all’insegnamento a distanza. Si sarebbe dovuto investire per ridurre (ipoteticamente annullare) le differenze socio-economiche fra gli scolari e dotarli tutti di connessione internet efficiente e di pc. Invece abbiamo seguito la più facile, ma totalmente fallace, l’illusione che si sarebbe potuto evitare la DAD solo rendendo mobili i banchi o poco di più.
Invece sono abbastanza convinto che il Covid sarà un momento di svolta modificherà profondamente la didattica soprattutto quella rivolta a studenti dei licei e dell’Università. E quindi sarebbe opportuno riflettere su quale sia la migliore strategia per affrontare questo cambiamento di paradigma. A livello universitario penso che il sistema misto sarà quello a cui si convergerà. Un po’ di studenti dovrà rimanere in presenza. Gli studenti in presenza sono necessari sia per far avere il feedback al Prof e sia per farlo sentire meno pirla (parlare da solo alla lavagna è veramente alienante). Gli altri studenti possono sentire connessi ma con la possibilità di intervenire. Sarebbe doveroso far capire inoltre agli studenti che sarebbe opportuno che la telecamera rimanesse sempre accesa (altrimenti il docente avrà sempre il dubbio che stia parlando a sedie vuote). Inoltre le lezioni dovrebbero essere registrate e conservate in archivio. Sicuramente questo significa che si dovrebbero cambiare paradigmi: in 60 ore di lezione sicuramente può capitare un congiuntivo sbagliato, una consecutio temporum errata, una sbavatura più o meno grave, ma senza comportamenti follemente inquisitori, sarebbe un modo per valutare, finalmente in modo abbastanza oggettivo, la quantità e la qualità di didattica effettivamente fatta da un docente.
L’altro problema da risolvere è come creare il “gruppo” che è la base di ogni apprendimento scolastico e chela DAD sicuramente cancella. La mia idea per questo anno è far partire iniziative collegate ai corsi che insegno. Agli studenti del primo anno di Ing Informatica la mia idea è quella di stimolarli affinché creino strumenti di Artificial Intelligence da affiancare alla didattica tradizionale. Agli studenti della magistrale d’Informatica la mia idea è spingerli a progettare un videogioco per spiegare tramite gamification cosa siano la blockchain e le criptovalute. Ma le idee e le iniziative possibili da proporre potrebbero essere infinite. Una sola cosa è chiara, che la didattica del covid e del post covid non potrà più essere quella tradizionale. E’ forse uno dei pochi momenti storici in cui si deve applicare la massima di Mao “che cento fiori sboccino insieme, che cento scuole contendano”. Con quello slogan Mao invitava poeti, intellettuali, scrittori, scienziati, artisti e tutta l’intellighenzia a ripensare la rivoluzione, per contribuire a quello sviluppo creativo che avrebbe dovuto caratterizzare la versione maoista del marxismo. Ogni cittadino era sollecitato ad esternare ogni problema, in un clima di collaborazione tra popolo e quadri del PCC, al fine di arrivare ad un profondo cambiamento culturale, artistico, scientifico e politico. Ecco qui con la DAD siamo in una situazione simile. Occorre che si confrontino mille idee, mille possibilità. L’unica cosa certa è che non si può rimanere fermi sognando che tutto possa ritornare come prima. Pensare che la didattica del futuro possa andare avanti come se l’esperienza della DAD dell’era del Covid non fosse mai esistita, significherebbe commettere lo stesso errore del Congresso di Vienna quando i vari Metternich pensavano di poter proseguire con l’antica politica come se la Rivoluzione Francese e Napoleone non fossero mai esistiti. Occorre invece il coraggio di intervenire con decisione e fantasia. Solo i Paesi che sapranno farlo, avranno saputo ben investire nel futuro.