I fatti delle ultime settimane accaduti in America, con l’abolizione della Sentenza Roe vs Wade hanno sconvolto il mondo, avendo immancabili ripercussioni anche in Italia.

Secondo l’ultima Relazione del ministro della Salute al Parlamento (relativa al 2020), quell’anno le interruzioni volontarie di gravidanza sono state poco più di 66mila, il 9,3% in meno rispetto al 2019 e circa un quarto rispetto al picco massimo di 234mila registrato nel 1983. Il tasso di abortività è di 5,4 ogni mille donne tra i 15 e i 49 anni. In lieve calo la quota di ginecologi obiettori: oltre il 60% chiede di non eseguire aborti.

Confrontando questi dati, l’Italia di colloca tra i Paesi a basso tasso di abortività al mondo: la fascia nella quale si registrano i numeri più elevati è quella compresa tra i 30 e 34 anni (il 9,4 per mille).

La legge 194

Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizioL’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.

Art. 1, Legge n. 194

In Italia la legge che regola l’interruzione volontaria della gravidanza è la legge 194, in vigore dal 22 maggio 1978; suddetta legge é rubricata come “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Essa è stata raggiunta dopo anni di lotta e di compromessi e antecedentemente era considerato un reato. La campagna abortista venne portata avanti dal Partito radicale cui si unirono, a mano a mano i partiti laici PRI e PLI, i socialisti PSI e PSDI, gli aderenti al gruppo de il manifesto e infine il PCI, lasciando quindi isolati i due partiti DC e MSI antiabortisti.

Dal 1978 alle donne italiane venne concesso il diritto di interrompere la gravidanza nei primi 90 giorni di gestazione. L’articolo 6 specifica che l’interruzione può verificarsi dopo i 90 giorni solo in caso di malformazione del feto e disturbi fisici della gestante.

Dal 2016 (relativamente tardi?), con una sentenza emessa dal Tribunale di Mantova, per vie legali é concesso anche alle minorenni abortire.

Obiezione di coscienza

Tuttavia, ai medici é concesso se accettare di praticare o meno l’aborto (obiezione di coscienza). Per far capire in quante situazioni si ricorra tra le regioni italiane, il Molise e la Sicilia presentano la percentuale più alta della pratica di obiezione di coscienza. Il numero si aggira poco più dell’ 80%.

L’obiezione di coscienza minaccia una libera scelta

Come in America, anche in Italia questo diritto ha diviso e continua a dividere fazioni. Il che è un paradosso: nell’epoca del postmoderno una donna che vuole interrompere la gravidanza (nei tempi stabiliti) può essere etichettata come anomala? Qui non si tratta dell’omicidio, del rifiuto dei medici di praticare interruzione della della gravidanza, si tratta di una diseducazione sessuale. Si tratta soprattutto della volontà dei poteri forti di non togliere un diritto, ma di svuotarlo poco a poco.

Il che, se ci pensiamo, è ancora peggio.

La situazione

Anche se di recente Giorgia Meloni ha dichiarato di non voler mettere mano ad un diritto, a suo dire, inviolabile, la realtà è ben diversa.

Ha commentato Chiara Lalli a Radio Capital: Lo possiamo sperare ma questa legge rischia di rimanere un involucro vuoto senza garanzie. Si dovrebbe anche agevolare l’accesso all’aborto farmacologico che ci permetterebbe di stare più lontani dagli ospedali, ci sono delle strade che la medicina ci offre ma che non vengono seguite per sciatteria o disinteresse”.

E quindi, si ritorna alla teoria dello svuotamento del diritto.

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