Merda, bensì d’autore.
Manzoni (Piero) aveva ragione: ormai, basta diventar famoso, per ottener consenso, qualunque cosa si dica, si rappresenti, si racconti.
E così capita che Palamara sia divenuto una delle tante facce del nostro star system, che, deprivato dello stipendio di magistrato, campa di comparsate, diritti d’autore, convegni. È divenuto, anzi, per taluno l’eroe, che si ribella contro il sistema, contro la casta.
Malgrado quel sistema e quella casta abbia contribuito a ideare, creare e rinforzare.
Malgrado, denunciandoli nel modo in cui li denuncia, li rinforza di fatto, perché impedisce qualunque critica costruttiva e dunque che li distrugga e, al contrario, riaccendendo le fazioni, alimenta il fuoco degli interessi che li sostengono.
Malgrado che ciò che racconta sia, niente più e niente di meno, di una chiamata in correità, che non può giustificare applausi e plausi per lui, bensì soltanto punizione e sanzione e riprovazione per chi con lui ha concorso a far strame dello stato di diritto; ad accecare la giustizia, financo dietro la benda.
Ma in fondo anche quella dell’artista è merda: nessuno può smentirlo, neanche quando quella merda paia, per le luci della ribalta, dorata.
E la merda puzza, quando la si agita e anche quando non lo si fa.
E fa concime solo nei campi. Altrimenti, produce altra merda.

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