Pare che sul palcoscenico della politica italiana sia salita, questa volta di ritorno, un’altra personalità diffusamente stimata e seria.
Dunque, la scelta di Renzi, di aprire una crisi al buio, e quella di Matterella, di chiuderla di imperio, hanno in effetti avviato degli smottamenti, che sembrano sempre più inneschi di valanga.
Nessuno può ragionevolmente sapere cosa accadrà. Né se ciò che accadrà sarà nel verso del meglio o in quello opposto.
Forse rimane certo solo il termine del nuovo redde rationem: la scadenza della legislatura, se Draghi riesce davvero a mantenere la promessa di una vaccinazione massiva rapida, che allenti la tensione sul paese.
Mi pare di poter dire, però, che le parole di Letta, quelle parole cui lui stesso dice di attribuire enorme importanza, riechieggiano un vento di tormenta: non cercherà l’unità, idolo posticcio di una sinistra sempre divisa, forse per la paura indotta dal rischio di quel baratro concettuale generato dall’equivoco fondativo denunciato da Cacciari; cercherà la verità dei rapporti interni. Che non è proprio un invito alla serenità.
La provvidenza mette la nostra classe dirigente su percorsi che le sue iniziative non presagivano neanche e dà al paese il brivido intenso della serindipità…
Si cerca stabilità, si trovano costruttori, che han ben capito che in Italia nulla si può costruire, se prima non s’abbatte, perché la costruzione stratificata ha prodotto l’eterna bellezza di Roma, buona per le fotografie, ma che olezza di marcio.

Rispondi