“Metà e metà”; “Tuttocampista”; “Né carne né pesce”; “Può fare diversi ruoli”. Sono tutte sfumature che si generano intorno a quella particolare categoria di calciatori che hanno nelle proprie corde una certa duttilità tattica. Ma fino a che punto questa caratteristica può essere un utile vantaggio?

KULU C’E’? – Quando si prova ad imbastire un ragionamento sulle tante difficoltà riscontrate dalla Juventus nella costruzione del gioco abbiamo più volte ricordato l’importanza della conoscenza capillare delle caratteristiche dei calciatori. Se una punta attacca o meno la profondità, se un centrocampista ha tempi di inserimento, se l’attaccante preferisce giocare spalle alla porta o agire più defilato sull’esterno fa tutta la differenza di questo mondo. Dejan Kulusevki ha palesato più di una difficoltà nel trovare una sua mattonella di campo prediletta, complice anche la forzatura tattica che l’assenza di Morata ha costretto Pirlo a operare. A ben vedere, però, il giovane nazionale svedese rientra in quella categoria di calciatori per i quali definire rigidi confini tattici può essere controproducente. Se da un lato, l’impiego di Kulusevski offre un range abbastanza ampio di soluzioni tattiche, dall’altro tale opportunità pare aver costituito un grosso limite alla piena efficacia della manovra di Madama. Mai lo svedese ha convinto nei ruoli che gli sono stati assegnati. L’impressione è quella di un girovago errabondo per il quale non sono chiare né una posizione né una meta. La soluzione potrebbe essere il ritorno alle origini. L’ex Atalanta possiede grandi doti fisiche ed un talento tecnico notevole. A tutto ciò va aggiunta la sua capacità di smarcarsi tra le linee interpretando il ruolo di mezz’ala come faceva nella Primavera nerazzurra.

POCA JOYA – Un’analisi sui giocatori “ibridi” non può non menzionare il capofila della categoria, quel Paulo Dybala la cui collocazione in campo ha stimolato più volte le meningi di chi lo ha allenato, Non quelle di Andrea Pirlo, che in verità ben poco ha potuto contare sulle prestazioni dell’argentino in questa stagione e conta di recuperarlo per il derby. Sicuramente più di una domanda si sarà posto Massimiliano Allegri nel pensare ad una Juventus che traesse giovamento dalle giocate del furetto ex Palermo. Che la questione sia stata tutt’altro che banale da risolvere è intuibile per almeno un paio di ragioni. La prima è il rendimento in flessione di Dybala dal punto di vista delle realizzazioni. Una flessione che ha avuto origine nell’ultimo anno di gestione del tecnico livornese, per poi avere una lieve risalita con la guida di Sarri, fino alle scarne apparizioni dell’era Pirlo. In secondo luogo la differenza sostanziale che giocare in un club blasonato non è come farlo per un club di fascia medio-bassa. Per dirla con le recenti parole di Allegri: “Se vieni alla Juventus, dato che giochiamo dentro l’area, tu farai fatica”. In attesa che Pirlo possa averlo a disposizione e inserirlo nello scacchiere dell’attacco bianconero (Come? Con quali compiti?), arrivano le sibilline parole di Pavel Nedved che con una mano lega l’attaccante argentino alla Juventus, e con l’altra lo colloca sul mercato, valutando ogni possibile destinazione.

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