L’espressione ‘fake news’ è stata designata come ‘espressione dell’anno’ nel 2017 secondo il dizionario Collins e ha iniziato ad essere utilizzata in modo frequente soprattutto durante la campagna presidenziale di Donald Trump del 2016. L’obiettivo di una fake news non è la mera fornitura di una notizia falsa al lettore, ma la capacità di influenzare il lettore al punto da spingerlo a condividerla in modo spontaneo e partecipato. La pandemia da Covid-19 non ha fatto altro che spostare interamente l’attenzione dei media sull’emergenza sanitaria, argomento bersagliato dalla disinformazione. E’ così che insieme alla pandemia si è arrivati all’infodemia, ovvero un neologismo formato dai termini ‘informazione’ ed ‘epidemia’, tratto da un calco dall’inglese (infodemic).

La ‘suractualité’

Il linguista francese Patrick Charaudeau ha constatato che il clima di angoscia e di paura vissuto dalla popolazione mondiale è quello ideale alla formazione della ‘suractualité’, ossia una realtà fittizia, strumentalizzata e deformata. Esistono due processi linguistici in grado di creare la cosiddetta ‘suractualité’: il processo di ripetizione e quello di focalizzazione. Nel processo di ripetizione la notizia in questione passa da un giornale ad un altro, da un notiziario all’altro in modo univoco: in questo modo viene eliminato qualunque spirito critico del lettore. Nel processo di focalizzazione la notizia prende il sopravvento sulle altre, invade l’intero campo d’informazione dando l’impressione di essere la sola degna di nota; chiunque può convenire sul fatto che il Covid-19 è il trend topic dei notiziari da un anno a questa parte.

Il web a servizio dell’infodemia: le ‘cybertruppe’

Quante volte sul web abbiamo letto alcune teorie complottiste che parlavano di antenne 5g responsabili della propagazione del Coronavirus, oppure della creazione ad hoc del virus in laboratorio come arma di distruzione di massa voluta dal fantomatico ‘Nuovo Ordine Mondiale’. Il fattore comune di queste ‘bufale’ è l’accusa verso un’entità misteriosa, un’organizzazione superiore che avrebbe il controllo dell’intero pianeta. Bene, la propagazione di queste teorie è resa possibile grazie alle ‘cybertruppe’: i ‘bot’ e i ‘troll’. Se il discorso su questi ultimi appare più semplice, (il troll è un utente che, grazie a commenti provocatori e divisori genera conflitti e divisioni all’interno delle comunità digitali) l’analisi sui bot è molto più complessa. Il bot è un programma che svolge compiti automatici su Internet, simulando il comportamento di un utente umano. In genere, una serie di bot condividono lo stesso e identico messaggio in varie comunità digitali, gruppi o chat al fine di poterlo propagare il più possibile. Il fatto sconcertante è la loro facilissima reperibilità, infatti sul dark web, a soli 100 dollari si possono acquistare più di 500 bot associati ad un numero telefonico vero. Gli effetti peggiori della campagna di disinformazione attuata dei bot si sono visti in Iran, dove 44 persone sono decedute dopo aver ingerito dell’alcool etilico in modo da contrastare il Covid.

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