È stata una storia d’amore molto corta, quella della Superlega e la maggioranza dei presunti partecipanti inglesi e spagnoli. Ora si sono esposte anche le squadre italiane, ovvero Inter, Milan e Juventus. Si temevano delle sanzioni, ma ora, il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ne ha parlato con più dettaglio, come riferito da “La Repubblica”: “Non ho in programma incontri con i vertici dei tre club. Lunedì c’è il consiglio federale, non ci sono forme di processi, condanne o vendette trasversali” ha spiegato. “Noi abbiamo difeso strenuamente i confini dei valori e delle regole del mondo del calcio e pare che tutto sia tornato alla normalità ma è un alert che deve farci riflettere sul fatto che qualcosa non funziona. Sanzioni? No, assolutamente non si può sanzionare un’idea che non si è concretizzata”.

Anche dall’estero arrivano delle voci da persone che conoscono molto bene il calcio italiano. Una è Zbigniew Boniek, ex calciatore di Roma e Juventus e attuale presidente della Federcalcio polacca (PZPN). Fin da subito, Boniek non è stato soddisfatto del progetto in generale: “Andremo avanti il calcio ha bisogno di cambiare e di rinnovarsi, non ci sono dubbi. Però, la Superlega non aveva proprio ragione di esistere. Ma che progetto era? Le squadre già giocano in una competizione di alto livello, quelle squadre in particolare, c’è la Champions League che ora sarà anche cambiata. In Champions si accede per meriti sportivi e i soldi vengono divisi fra tutte le squadre partecipanti. Invece con la Superlega, il denaro restava in quell’ambito e al posto dei meriti sportivi si entrava per quelli di business. Inconcepibile. E il bello del calcio dov’è?”.

Alla Freccia Vallone, Alejandro Valverde ha conquistato il terzo posto dietro a Julian Alaphilippe e Primoz Roglic. Valverde, che aveva vinto 5 volte questa corsa in precedenza, è tornato sul podio all’età di quasi 41 anni. L’entusiasmo, a questo punto, è comprensibile: “Il terzo posto mi mancava…”.

Alla fine ha vinto addirittura il favorito francese che dopo la corsa, durante un’intervista spiega come ha reso la pressione: “Ho corso con il cuore, volevo vincere e questo mi ha aiutato a gestire la pressione da favorito“.

ORDINE D’ARRIVO
1. Julian Alaphilippe
2. Primoz Roglic
3. Alejandro Valverde
4. Michael Woods
5. Warren Barguil

Tramonta nella notte il sogno dei presidenti di alcuni club calcistici di far nascere (e soprattutto stabilire) la Superlega. Ieri sera, le squadre inglesi che dovevano partecipare, hanno deciso di abbandonarla. Le scuse nei confronti dei tifosi sono arrivate solamente da parte dell’Arsenal. Ai microfoni della Reuters, il presidente della Juventus e della ECA, Andrea Agnelli, ha rilasciato le seguenti parole:

“Voglio essere franco ed onesto, non penso che il progetto possa continuare con 5 o 6 squadre – ha spiegato il vicepresidente della Superlega -. Non parlerei tanto di dove è andato quel progetto, piuttosto del fatto che resto convinto della sua bellezza”. Il presidente della Juventus si è detto convinto “del valore che si sarebbe sviluppato a piramide, della creazione della più bella competizione al mondo”, per poi lasciare spazio a considerazioni sulla fine del progetto: “Evidentemente non sarà così, voglio dire che non credo che il progetto possa andare ancora avanti”.

Dalla Spagna arriva invece la conferma dell’Atletico Madrid di aver salutato ugualmente il nuovo progetto: “Il Consiglio d’amministrazione dell’Atletico Madrid, riunitosi questo mercoledì mattina, ha deciso di comunicare alla Superlega e al resto dei club fondatori la propria decisione di non ufficializzare definitivamente la propria adesione al progetto. L’Atletico Madrid, ha deciso lunedì scorso di aderire a questo progetto in risposta a circostanze che oggi non esistono più. Per il club è essenziale l’armonia tra tutti i gruppi che compongono la famiglia biancorossa, soprattutto i nostri tifosi. La rosa della prima squadra e il suo allenatore hanno mostrato la loro soddisfazione per la decisione del club, consapevoli che i meriti sportivi devono prevalere su ogni altro criterio”.

Dal punto di vista di John W. Henry, patron americano del Liverpool, sono i tifosi che sono stati trattati più ingiustamente, come ha spiegato a traverso un videomessaggio. Insomma, da qualsiasi parte le proteste sono state visibili e anche giustificate. Dall’Italia si espone l’Inter tramite un comunicato ufficiale: “Il progetto della Superlega allo stato attuale non è più ritenuto di nostro interesse” avevano spiegato fonti nerazzurre all’Ansa già alla fine della riunione d’urgenza dei 12 club fondatori del progetto.

L’Euroleague di pallacanestro ha visto il primo turno dei play-off che decideranno chi andrà in semfinale. L’Olimpia Milano ha iniziato in maniera perfetta, battendo il Bayern Monaco per 79:78 al primo di cinque turni in totale. Per raggiungere la semifinale, servono come minimo tre vittorie. Il primo passo, dal punto di vista dei milanesi, dunque, è stato fatto.

Dopo aver sofferto nei primi 15 minuti, l’Olimpia ribaltò il risultato, prima di tornare in svantaggio prima dell’ultimo quarto d’ora (64:53). La pressione da parte dei lombardi nell’ultima parte dell’incontro, però, è stata troppo dura per la squadra di Andrea Trinchieri. Così, alla fine è Zach LeDay a decidere la partita con un cosiddetto “Alley oop”, quando i bavaresi non sono riusciti a marcarlo bene.

Giovedì alle ore 20.45 è in programma il secondo turno al Mediolanum Forum, dove l’Olimpia cercherà di conquistare la prossima vittoria.

Il Liverpool allenato da Jürgen Klopp è una delle 12 squadre che vuole partecipare alla nuova Superlega che è nata ieri notte. Ora, il tecnico tedesco ha parlato della decisione da parte del club, annunciando un possibile ritiro. Il progetto non gli è piaciuto per niente, come a tutti tifosi del calcio europeo. I sostenitori del suo Liverpool, infatti, hanno deciso di protestare direttamente davanti allo stadio del Leeds United che i Reds avevano affrontato ieri. Maglie bruciate, cartelli di protesta e cori contro la dirigenza. Klopp addirittura si è dimostrato comprensivo, da una parte. D’altro canto, le reazioni, dal suo punto di vista, sono state esagerate.

“La squadra non c’entra nulla e la stessa cosa vale anche per me. Ma la gente ci tratta così. È la dirigenza che ha deciso, non noi. È una parte del club, ma questa parte è più grande di tutti noi”, ha spiegato l’allenatore 53enne dopo l’1-1 ieri sera. “C’erano tifosi che ci sgridavano per strada, quando stavamo facendo una passeggiata in città”.

Klopp ha spiegato anche che non abbia l’intenzione di ritirarsi, nonostante il fatto che le decisioni non gli piacciano: “Mi sento responsabile per la squadra e per la relazione con i nostri tifosi. Sarà un tempo molto duro”.

Intervenuto a “El Chiringuito de Jugones”, Florentino Perez, presidente del Real Madrid e della nuova Superlega, ha risposto alle varie critiche (anche offensive, tra l’altro) nei suoi confronti. La reazione dei tifosi in tutta Europa è stata chiara: no al nuovo progetto. Così, il presidente dei Blancos ha cercato a spiegare i dettagli delle scelte fatte, considerandole positive, utili e necessarie. Ecco alcune delle sue parole:

“Non è un campionato per ricchi, è un campionato per salvare il calcio. Se dici che i ricchi saranno più ricchi e i poveri saranno più poveri e lo spieghi così… Domani partirà Laporta e andremo a spiegare questa competizione che vuole salvare il calcio e salvare le squadre più modeste, perché il calcio sparirà”. Le cose sono dunque in piena preparazione, spiega Perez che parla anche del cambio di format in Champions League: “Dicono che il nuovo formato entrerà nel 2024, ma noi nel 2024 siamo morti”.

In più, Perez si è permesso di attaccare il presidente della UEFA, Aleksander Ceferin: “Quello che il presidente Uefa non può fare è insultare, come ha fatto con Agnelli. Ceferin è impresentabile, la Uefa deve cambiare, non vogliamo un presidente che insulti, vogliamo trasparenza. Cambiamo tutti e cambiamo in meglio. Nell’Europa democratica questo, queste cose non si dicono, per il bene della società “.

Alle presunte minacce, invece, Perez ha risposto così: “La Uefa non è stata trasparente. I monopoli sono finiti e tutti diciamo che il calcio sta per essere rovinato. Ma figuratevi se ci cacciano dalla Champions League o dalla Liga. Non ci cacciano proprio da niente, niente. Il nostro gruppo, le dodici squadre della Super League rappresentano due miliardi di tifosi nel mondo, bisogna rispettare la gente. Quello che dobbiamo fare è mettere ordine nel calcio, non vogliamo confrontarci con nessuno. Ma ci sono persone che credono che queste istituzioni siano loro. E non sono loro”.

Ai microfoni di “Reuters”,Sir Alex Ferguson ha detto la sua sulla nuova Superlega che ha preso ufficialmente vita questa notte. Così si è espresso l’ex tecnico e manager del Manchester United.

La SuperLega vuol dire rinnegare 70 anni di calcio europeo. Da allenatore dell’Aberdeen vincere la Coppa delle Coppe è stato come scalare il monte Everest. L’Everton ora sta spendendo 500 milioni di sterline per il nuovo stadio, con l’ambizione di giocare in Champions. I tifosi amano la competizione così com’è ora”.

Parole dette da un allenatore che è stato per 27 anni l’allenatore dei “Red Devils”, conoscendo molto bene il palcoscenico del calcio europeo. Considerare la nuova lega la “fine del calcio” (come spiegano tanti tifosi nelle loro proteste) non è dunque così sbagliato.

Il tennista greco Stefanos Tsitsipas ha vinto il suo primo titolo Masters a Monte Carlo. Il numero 5 a livello mondiale ha battuto Andrej Rublev in finale con due set (6:3, 6:3). Rublev che precedentemente aveva eliminato il campione spagnolo, Rafael Nadal, non ha avuto praticamente una chance per ribaltare l’incontro. Le sue prime finali ai Masters, Tsitsipas le aveva perse entrambe, ma questa volta, il trionfo è suo.

È stato il sesto titolo in totale in carriera del greco e probabilmente anche quello più importante dopo quello della ATP 2019.

Pochi minuti dopo la mezzanotte arriva il comunicato ufficiale: “Dodici club europei di calcio annunciano congiuntamente un accordo per costituire una nuova competizione calcistica infrasettimanale, la Super League, governata dai Club Fondatori”. È una decisione considerata come la fine dello sport più popolare del mondo. I tifosi e il loro bene, come nella maggioranza dei casi, hanno poca importanza. Sarà una rivoluzione calcistica che il mondo non ha mai visto.

AC Milan, Arsenal FC, Atlético de Madrid, Chelsea FC, FC Barcelona, FC Internazionale Milano, Juventus FC, Liverpool FC, Manchester City, Manchester United, Real Madrid CF e Tottenham Hotspur hanno tutti aderito in qualità di Club Fondatori – si legge nel comunicato – È previsto che altri tre club aderiranno come Club Fondatori prima della stagione inaugurale, che dovrebbe iniziare non appena possibile.

In futuro i Club Fondatori auspicano l’avvio di consultazioni con UEFA e FIFA al fine di lavorare insieme cooperando per il raggiungimento dei migliori risultati possibili per la nuova Lega e per il calcio nel suo complesso. La creazione della Super League arriva in un momento in cui la pandemia globale ha accelerato l’instabilità dell’attuale modello economico del calcio europeo. Inoltre, già da diversi anni, i Club Fondatori si sono posti l’obiettivo di migliorare la qualità e l’intensità delle attuali competizioni europee nel corso di ogni stagione, e di creare un formato che consenta ai top club e ai loro giocatori di affrontarsi regolarmente”.

Inoltre, nel comunicato è stato anche sottolineato che “la pandemia ha evidenziato la necessità di una visione strategica e di un approccio sostenibile dal punto di vista commerciale per accrescere valore e sostegno a beneficio dell’intera piramide calcistica europea. In questi ultimi mesi ha avuto luogo un ampio dialogo con gli stakeholders del calcio riguardo al futuro formato delle competizioni europee. I Club Fondatori credono che le misure proposte a seguito di questi colloqui non rappresentino una soluzione per le questioni fondamentali, tra cui la necessità di offrire partite di migliore qualità e risorse finanziarie aggiuntive per l’intera piramide calcistica”, come riferito da “La Repubblica”.

È prevista una competizione con “20 club partecipanti di cui 15 Club Fondatori e un meccanismo di qualificazione per altre 5 squadre, che verranno selezionate ogni anno in base ai risultati conseguiti nella stagione precedente; partite infrasettimanali con tutti i club partecipanti che continuano a competere nei loro rispettivi campionati nazionali, preservando il tradizionale calendario di incontri a livello nazionale che rimarrà il cuore delle competizioni tra club”. Ci saranno partite infrasettimanali con i club che continueranno a competere nel proprio campionato nazionale, “preservando il tradizionale calendario di incontri a livello nazionale che rimarrà il cuore delle competizioni tra club”, scrive “La Repubblica”.

L’aspetto principale di certo non sono i tifosi: si tratta di crescite economiche e un supporto al calcio europeo a traverso di libertà finanziarie senza tetto massimo. Questi contributi di solidarietà saranno sostanzialmente più alti di quelli generati dall’attuale competizione europea e si prevede che superino i 10 miliardi di euro durante il corso del periodo iniziale di impegno dei club. “Inoltre, il torneo sarà costruito su una base finanziaria sostenibile con tutti i Club Fondatori che aderiscono ad un quadro di spesa. In cambio del loro impegno, i Club Fondatori riceveranno un contributo una tantum pari a 3,5 miliardi di euro a supporto dei loro piani d’investimento in infrastrutture e per bilanciare l’impatto della pandemia Covid-19“, spiega la “Gazzetta dello Sport”.

“Aiuteremo il calcio ad ogni livello e lo porteremo ad occupare il posto che a ragione gli spetta nel mondo. Il calcio è l’unico sport davvero globale con più di quattro miliardi di appassionati e la responsabilità di noi grandi club è di rispondere ai loro desideri”, spiega Florentino Perez, presidente del Real Madrid. Anche Andrea Agnelli, presidente della Juventus ha detto la sua sulla nuova competizione europea: “I 12 Club Fondatori hanno una fanbase che supera il miliardo di persone in tutto il mondo e un palmares di 99 trofei a livello continentale. In questo momento critico ci siamo riuniti per consentire la trasformazione della competizione europea, mettendo il gioco che amiamo su un percorso di sviluppo sostenibile a lungo termine, con un meccanismo di solidarietà fortemente aumentato, garantendo a tifosi e appassionati un programma di partite che sappia alimentare il loro desiderio di calcio e, al contempo, fornisca un esempio positivo e coinvolgente”.

Per le federazioni calcistiche e i presidenti delle squadre di certo è un sogno che finalmente si avvera, mentre per i tifosi è semplicemente un incubo. In più, tutto ciò è legato a vari rischi (non per i presidenti, ovviamente). Le squadre intenzionate a partecipare alla Superlega verrebbero subito esclusi da tutti i tornei, campionati nazionali inclusi. “Ai club interessati “sarà vietato di giocare in qualsiasi altra competizione a livello nazionale, europeo o mondiale e ai loro giocatori potrebbe essere negata la possibilità di rappresentare le loro squadre nazionali. Ringraziamo i club di altri paesi, in particolare i club francese e tedesco, che si sono rifiutati di sottoscriverlo. Esortiamo tutti gli amanti del calcio, dei tifosi e dei politici, a unirsi a noi nella lotta contro un progetto del genere, se dovesse essere annunciato. Questo persistente interesse personale di pochi va avanti da troppo tempo. Quando è troppo, è troppo”.

Il calcio ha tanti amanti nel mondo, circa 4 milliardi. Con la Superlega, in pratica, cambia tutto. Non sarà lo stesso sport di prima.

Durante la conferenza stampa in vista del match Napoli-Inter, il tecnico nerazzurro, Antonio Conte, ha parlato della forma dei suoi ragazzi, considerando anche le critche nei suoi confronti. Ecco alcune delle sue parole:

“Andiamo lì a giocarci la partita per cercare di ottenere una vittoria, alla fine della partita vedremo quale sarà il risultato. Non possiamo permetterci di fare calcoli, non conviene mai, diventerebbe deleterio. Quanto mi danno fastidio le critiche continue all’Inter o che giochiamo in modo troppo difensivo? Ormai ho capito che il problema sono io, quindi me ne faccio una ragione. L’importante è che non tocchino l’Inter. Riguardo al primo posto, non dobbiamo correre, sappiamo i sacrifici che abbiamo fatto per trovarci in questa posizione, dobbiamo essere umili e sapere che ancora mancano degli step per arrivare a coronare un sogno per noi”; dice l’ex allenatore della Juventus.

“Il Napoli è una squadra forte. Come sono forti loro dovremo dimostrare di essere forti noi. Abbiamo grande rispetto per l’avversario”, ha concluso il tecnico dell’Inter.